sabato 27 luglio 2013

Il caso editoriale dell’anno di ANONIMO (EdizioniAnordest)



Il libro si legge con il ritmo di un treno in corsa, le fermate alle varie “ stazioni” devono essere brevi poiché la lettura è così incalzante che rapisce. Chiaro e leggibilissimo il testo è come un racconto immediato che segue un sogno bello e inverosimile di cui si vuol condividere con altri il contenuto e lo stato d’animo che ha suscitato. Uno scrittore si trova improvvisamente immerso nella notorietà e nel denaro che arriva a palate per la pubblicazione di un suo libro che lui aveva scritto quasi per ingannare il tempo , senza alcuna convinzione né amore , mentre altri due romanzi scritti con grande dedizione, approfondimenti e quindi molto validi erano stati sempre rifiutati dalle case editrici. All’incredulità per un successo insperato e non meritato subentrerà per lui il fascino della fama, degli abiti firmati, degli Hotels di lusso, dei locali alla moda, delle bellissime ragazze da portare a letto e di cui poi non ricorderà neanche il nome, il tutto imbevuto dall’ alcool , dalla cocaina, dall’arroganza e dalla prepotenza.....e lui è sempre più fuori da se stesso in una sorte di torpore decisionale che lascia scegliere a colui che si è impossessato della sua anima. Il libro prosegue la sua corsa verso il successo in tutto il mondo, con il lavoro incessante della sua agente che più che innamorata del libro è ormai posseduta dalla voglia di denaro che aumenta sempre di più. Le librerie sono gremite di gente fino all’inverosimile, ormai il volto dello scrittore è quello più diffuso, il suo libro è primo in classifica ed anche gli altri romanzi precedenti vengono accolti con tripudio da quelle stesse case editrici che li avevano rifiutati. Il protagonista paga però un prezzo molto alto per questo successo : non scrive più ne ha voglia di farlo. Quello che prima per lui era elemento vitale diventa un peso. Leggendo il libro saremmo portati a pensare che sottosotto si nasconda del cinismo oppure è quello che accade nella realtà ? Un grande successo ti stritola in un meccanismo da cui non puoi o spesso non vuoi uscire ed alla fine forse è giusto affermare ( come fa l’autore) che “ il profitto dell’ozio ha più valore di quello del lavoro “. Con grande ironia si svelano i meccanismi di un’editoria che dinanzi ad una operazione ben fatta di marketing perdono il contatto con quello che dovrebbe essere il loro vero compito : la valutazione della qualità dell’opera.

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