domenica 28 maggio 2023

venerdì 12 maggio 2023

Ribilanciare per sottrazione di Elisa Longo (Samuele Editore)

È un io lirico che cerca una definizione quello che si affaccia nei versi di Elisa Longo, una voce che si “sbottona parola per parola” nella grana dei testi, partendo dal ricordo lontano e preverbale del pane cotto in forno dalla nonna, l’idea di ritmo già presente nell’immagine della processione sull’asse di legno delle forme cotte, “il segno della croce sulla crosta” come un sigillo di sacralità impressa, ma anche il marchio di un dolore (“uno squarcio”) che percorre tutta la breve ma intensa ed affilata silloge dell’autrice.

Una sottile vena di crudeltà, riflesso di quella che macchia indelebilmente la vita, e presente in primis nei rapporti umani, permea questi versi, spesso evocata nelle chiusure perentorie e apodittiche delle poesie: “Per una volta staccami la testa.”; “esercitavi la tua libertà nel far morire di sete la menta.”; “le ossessioni sono insetti/ accartocciati dentro i rospi”. Dietro queste parole poetiche una personalità “intrappolata a spicchi”, “dislocata”, che si rifrange e riverbera non cercando un’unità primigenia perduta (“mentre cerco di scampare/una me assente/non significa per niente”) ma spostandosi a lato del quadro dell’esistere, come significativamente fa intendere il titolo: Ribilanciare per sottrazione.

Giovanna Rosadini
una prima versione della prefazione
è uscita su Atelier n.107

 
 
In principio
 
Prima di imparare a parlare
guardavo mia nonna ammassare
la doppia lievitazione del pane
era l’altare della pazienza.
 
Apprendevo dagli occhi la forma del tornare
in processione dal forno su un asse di legno
le pagnotte cotte allo squarcio
il segno della croce sulla crosta.
 

 
V
 
La luce risorta al mattino
sulle padelle nell’acquaio
sul forchettone al sole
e su tutto la gravità della sottrazione.
Eri già in cucina con l’ennesima sigaretta
cercavi alla finestra un orizzonte sgombro
esercitavi la tua libertà
nel far morire di sete la menta.
 
Su qualcosa dobbiamo avere controllo
intuirne l’ora esatta della fine.
 
 
 
VI
 
Fosse facile, come lo è per il cane
guaire in un recinto sapendo il suo languore:
del cibo, una coccola, uscire a fare pipí.
Sotto il portico dondolo indecisa
tra il bere un caffè o fumare un’altra sigaretta.
Il granturco mi cresce di fronte.
 
 

Torniamo sui nostri passi
per vedere se siamo cresciuti di piede
facciamo a pugni con le foto
speriamo che il filo entri nell’ago
al primo colpo
come se tutto non fosse
un calcolo delle probabilità,
diciamolo pure, una divisione.


 

lunedì 8 maggio 2023

N O T T A R I O - Aforismi 2015 – 2021 di Marco Ercolani (I Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)

L’editore “I Quaderni del Bardo” di Stefano Donno di Lecce, è lieto di comunicare l’uscita del secondo volume “Nottario” di Marco Ercolani, della collana di aforismi ”Dissensi” diretta da Donato Di Poce.

“L’arte: un nuovo universo la cui illusione persuada più del mondo reale.

Non una mente ordinatrice, non un progetto della ragione, ma il sonno

in cui sembriamo non esistere: a questa pausa si ispirino le scienze

dell’uomo. Cancellare il reale con un mondo visto nel sonno, senza che

diminuisca il desiderio di sognare.”

Con questo incipit, l’autore ci apre le porte segrete del suo diario notturno (Nottario) con cui ci regala bellissime riflessioni e aforismi, sulla vita, l’arte e la scrittura e come scrive l’autore: ” Nottario vuole attirare il lettore in un laboratorio poetico dove abiti un’idea inconciliata ed estrema di scrittura, una scrittura poetica che “ricerchi il compossibile” senza perdere “la fortuna dell’insonnia….”. una scrittura fatta di frammenti assoluti e inqueti che interrogano la vita, il lettore e la coscienza stessa dell’autore e come ci confida Ercolani: “…frammenti si assemblano nell’unicum che conferma il mio pensiero eretico e girovago, riluttante alla semplificazione”. (Donato Di Poce)

“Al mio Nottario metto mano ogni giorno, scrivendo quello che è il contrario di un Diario: se il “diario” accoglie le annotazioni diurne della percezione, il “nottario” rivela i soprassalti notturni del pensiero. Il mio Nottario non è dissimile dal Palais Ideal del postino Ferdinand Cheval, assemblato pietra dopo pietra, notte dopo notte, in decenni di semifolle lucidità: è questo il mandato a cui devo obbedire. Senza libri a cui obbedire la vita perde senso: libri che siano sorgenti, matrici, inizi, come lo è questo Nottario, crogiuolo di possibili opere in corso. Oggi, nella collana dei Quaderni del Bardo, ne pubblico alcuni frammenti. Nottario è, nella sua struttura, una raccolta di aforismi, riflessioni sapienziali, note estetiche, soprassalti poetici, che si susseguono cercando chissà cosa e chissà dove. La conquista dell’inutile è fondamentale: non corteggiarlo ma conquistarlo, farne il proprio racconto, la propria arte reale. Così come Werner Herzog trasforma il pianoforte, issato sopra le montagne, in Fitzcarraldo, non come simbolo di follia come estasi possibile di un’altra musica, cercando di compiere l’impossibile viaggio. Leonardo ammonisce “non si debba desiderare lo impossibile” ma lui non ha fatto altro che cercare di realizzare, nell’arte, nell’ingegneria, nel pensiero, proprio ciò che non sembrava possibile. Si è messo nella condizione di descrivere i suoi sogni architettonici rappresentandoli con pragmatica esattezza. Nottario vuole attirare il lettore in un laboratorio poetico dove abiti un’idea inconciliata ed estrema di scrittura, una scrittura poetica che “ricerchi il compossibile” senza perdere “la fortuna dell’insonnia”. Cito Nanni Cagnone perché da sempre il poeta di Armi senza insegne scava, all’interno della tradizione poetica contemporanea, un abisso di libertà irriducibile. «La più profonda esperienza della poesia è quella di una lontananza costitutiva». Dentro questa lontananza può esistere un libro come Nottario, discorde al suo e a qualsiasi tempo, e che, pur essendo stato scritto nel corso degli anni, si scrive sempre “adesso” perché i suoi frammenti si assemblano nell’unicum che conferma il mio pensiero eretico e girovago, riluttante alla semplificazione. (Marco Ercolani)

Info link al volume

https://iquadernidelbardoedizionidistefanodonno.com/posts/5775028398592085784?hl=it

Mail – iquadernidelbardoed@libero.it

 

La foto di copertina è di Paola Mongelli

La foto in quarta di copertina è di Chiara Romanini

 

Nota biobibliografica dell’autore

Marco Ercolani (Genova, 1954), psichiatra e scrittore.

Per la narrativa scrive: Col favore delle tenebre; Praga; Il ritardo della caduta; Vite dettate; Lezioni di eresia; Sindarusa; Il mese dopo l’ultimo; Carte false; Il demone accanto; Taala; Il tempo di Perseo; Discorso contro la morte; A schermo nero; Sentinella; Turno di guardia; Camera fissa; Prose buie; Preferisco sparire. Colloqui con Robert Walser 1954-1956; Destini minori; Un uomo di cattivo tono; Senza il peso della terra; Le forme dell’aria; Essere e non essere; Storie, forse incubi; Sentinella 2010-2022; 14 luglio 1929. Due lettere a Freud; L’età della ferita.

Per la saggistica: Fuoricanto, Vertigine e misura, L’opera non perfetta, Il poema ininterrotto, Fuochi complici, L’archetipo della parola, Galassie parallele.

Per la poesia: Il diritto di essere opachi, Sì minore, Nel fermo centro di polvere.

Ha collaborato e collabora a “Nuova Corrente”, “La mosca di Milano”, “Poesia”, “Nuova Prosa”, “Gradiva”, “Doppiozero”, “Perigeion”, “La dimora del tempo sospeso”, “Il Grande Vetro”, “Le nature indivsibili”.  Nel 2020 fonda il blog Scritture. Partecipa al convegno internazionale “Bruno Schulz: il profeta sommerso”. Vince il Premio Montano, il Premio Aforisma - Torino in sintesi, il Premio Morselli e il Premio Smasher. Per le edizioni Viadelvento cura una plaquettes di Alberto Giacometti (Un personaggio vago) e una plaquette di Bruno Schulz (L’epoca geniale). In collaborazione con Massimo Barbaro scrive Paesaggio con viandanti, L’arte della distanza e Corrosioni. Nel 2020 ristampa il suo romanzo apocrifo dedicato a Bruno Schulz, Il mese dopo l’ultimo, con fotografie di Chiara Romanini e postfazione di Giorgio Galli.

Con Lucetta Frisa ha fondato la rivista “Arca”, diretto “I libri dell’Arca” e la rivista online “La foce e la sorgente”. A quattro mani hanno scritto: Détour, L’atelier e altri racconti, Nodi del cuore, Anime strane, Sento le voci, Il muro dove volano gli uccelli, Diario doppio e Furto d’anima.

Sito web e blog:

www.marcoercolani.it

https://ercolani.art.blog

 


 

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