giovedì 12 marzo 2009

SONIA CECCOTTI "FACCE RICICLATE"

Inaugurazione sabato 28 marzo 2009 - ore 19,00
testo in catalogo: Barbara Meneghel
dal 28 marzo al 20 giugno 2009
catalogo edizioni GiaMaArt studio
direzione Gianfranco Matarazzo
http://www.giamaartstudio.it/




Alla sua prima personale presso la galleria GiaMaArt studio, Sonia Ceccotti presenta una serie di lavori a carboncino di varia dimensione, dedicati al tema del ritratto. Il titolo scelto per la mostra, “Facce riciclate”, fa innanzitutto riferimento alla volontà di proporre una serie di disegni i cui soggetti siano già stati utilizzati in precedenti lavori: l’artista stessa (il soggetto in cui riesce ad esprimersi meglio); il compagno; gli affetti famigliari, ma anche immagini femminili tratte da internet in base a scelte meramente estetiche. Nello stesso tempo, però, il concetto del “riciclaggio” rimanda anche alla scelta di inserire nel disegno elementi “poveri”. Si tratta di materiali tratti direttamente dalla vita quotidiana, e in particolare dal materiale da imballaggio: cartone ondulato (che funge da supporto al disegno), nastri adesivi da pacco, nastri isolanti, codici a barre. Elementi che vengono distribuiti sul supporto del disegno a inframmezzarne i tratti, a sottolineare particolari punti di luce e ombra, a dare intensità agli sguardi. Il tutto dà vita a un’estetica del recupero che da un lato interroga e illumina i tratti figurativi del carboncino, dall’altro intrattiene un dialogo con la vita quotidiana muovendosi in una precisa direzione: quella della riabilitazione del “basso”, di qualcosa che altrimenti verrebbe fisicamente scartato e svalutato. Il risultato è un interessante connubio di figurazione tradizionale e intervento materico, che contribuisce a suscitare interesse e attrazione nello spettatore. Con questa precisa scelta estetica, Sonia Ceccotti inaugura un nuovo filone di ricerca che si affianca alla pittura a olio fin qui utilizzata. Non una sostituzione, ma un modo alternativo di sentire e interpretare il proprio lavoro, nato da una circostanza puramente casuale: il continuo utilizzo del materiale da imballaggio per avvolgere le proprie tele (comune a tutti gli artisti). Da qui, la curiosità e l’urgenza di tradurre in opera la propria esperienza quotidiana, facendo passare i soggetti ritratti quasi in secondo piano rispetto alla modalità stessa del fare.

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