Il
12 maggio scorso è nato il parco della Laguna Nord di Venezia. Definito parco
Regionale d’interesse locale, in realtà riguarda un territorio che, per storia,
tradizioni, collocazione, morfologia e dimensioni, presenta una sfera
d’interesse decisamente più ampia, che si estende anche al piano
internazionale. Per le sue peculiarità infatti, trattandosi di un’ampia area ad
interesse insieme naturalistico antropologico, si presta a divenire un
laboratorio nel quale sperimentare nuove forme di coesistenza e di interazione
tra uomo e natura. Candidandosi a diventare un
modello di riferimento. Quella che segue è l’intervista ad Alessandra
Taverna, presidentessa dell’istituzione Parco della Laguna Nord.
D:
Presidentessa Taverna, una settimana fa il Consiglio comunale di Venezia ha
approvato l’istituzione del Parco della Laguna Nord. Una gestazione lunga,
accompagnata da molte polemiche. Perché tanta ostilità verso questa iniziativa?
R In questa vicenda c’è stata
una certa strumentalizzazione politica, legata soprattutto all’idea che i
parchi naturali siano di fatto un modo per attivare dei vincoli alle attività
umane, tra cui l’edilizia, il trasporto, la caccia e la pesca. E’ da questo
pregiudizio che nasce gran parte delle ostilità.
D: In effetti molte delle contestazioni, delle petizioni e finanche
delle esplicite minacce contro il parco e i suoi promotori sono state dettate
dal timore, da parte dei residenti, di nuovi vincoli e divieti più o meno
restrittivi della libertà, col pretesto della tutela. Ciò in un contesto già
per molti versi penalizzato da difficoltà varie. Come fugare questi timori?
R
Basta leggere il dispositivo della legge 40 del 1984 per capire che, il tipo di
parco che il Comune di Venezia ha scelto - o meglio, è stato costretto ad
adottare – vale a dire quello regionale d’interesse locale, nasce con
caratteristiche giuridiche totalmente diverse dai parchi regionali naturali.
Leggendo gli articoli di legge si capisce che poco può essere aggiunto
all’esistente. La laguna è già sottoposta a una serie di vincoli imposti dalla
normativa europea, mi riferisco in particolare alle direttive sulla protezione
degli uccelli e alla regolamentazione quale area umida, regole che ci sono già.
Il
punto è fare in modo che questi vincoli vengano rispettati. Credo che il timore
sia proprio quello: che finalmente vengano fatti rispettare dei vincoli che, di
fatto, esistono ma sono in molti casi ignorati. Sto pensando al problema del
traffico acqueo e alle normative sulla velocità. Vi sono molti canali di
competenza della Provincia e in particolare del Magistrato alle acque, dove i
limiti attuali, peraltro alti - venti km/h sull’acqua non sono pochi - vengono
sistematicamente superati.
Come
informare e come convincere? Facendo una seria campagna d’informazione, cosa
che peraltro l’assessorato ha già cercato di fare, rispetto alle possibilità
offerte dalla costituzione di un parco d’interesse locale, l’unico tipo di
parco che un comune può istituire autonomamente, che è certamente meno
restrittivo di un parco regionale. Ciò detto, chiunque può capire, a meno che
non voglia strumentalizzare a tutti i costi l’operazione, che non stiamo
parlando di un parco d’alta montagna sito tra i boschi, ma di un territorio
fortemente antropizzato, ragion per cui
non potrà prescindere dalle attività svolte dai residenti, dalle
iniziative e dalle vicende economiche e umane della gente che ci abita.
Proprio
ieri si è svolta la prima edizione 2014 di “Isole in rete”, un’iniziativa che
mette appunto in rete tutte le realtà pubbliche e private che operano in laguna
a vario titolo, sia con attività commerciali, sia con servizi di guida
naturalistica o di promozione culturale. La risposta è stata incoraggiante:
quasi mille persone hanno partecipato ieri alle molte iniziative che abbiamo organizzato:
servizi di ristorazione ma anche visite guidate a monumenti, chiese e conventi
che si sono spinte fino alle origini di Venezia, vale a dire Quarto D’Altino e
dintorni. E molte altre sono state le persone che hanno comunque utilizzato le
linee di trasporto pubblico predisposte per l’occasione. E’ questa la
dimensione di parco sulla quale io ho sempre lavorato, da più di dieci anni a
questa parte.
Sono
convinta che tutti quelli che vivono e lavorano in laguna debbano poter
beneficiare del riconoscimento giuridico dell’area come parco. Non è intenzione
di nessuno penalizzarli in questo senso; l’obiettivo che si è prefisso
l’amministrazione comunale in generale, che io condivido pienamente è quello di
valorizzare coloro che nel parco ci sono già e che vi lavorano, che vi hanno
sempre lavorato come se il parco esistesse già. Anche per quanto riguarda la
pesca e soprattutto la caccia, il piano ambientale e la delibera del parco
passata in consiglio comunale non prevedono novità: il piano venatorio è quello
della Provincia e non v’è alcuna restrizione rispetto a quello.
D: Si assiste ad un progressivo abbandono delle isole della Laguna
Nord. Burano in cinquant’anni è passata da 8000 a 2700 abitanti. Come invertire
questa tendenza all’abbandono ed evitare che splendide isole come queste
diventino delle belle scatole vuote o un ospizio a cielo aperto? Potrà
diventare il parco della Laguna Nord un elemento propulsore dello sviluppo
economico e della socialità?
R Anche in questo senso il
parco potrà venire incontro ai residenti. Mi riferisco ad aspetti collegati
alle questioni urbanistiche, di residenzialità. Qualcuno si è stupito quando
l’ho detto, ma è difficile che le piccole casette di Burano possano rispondere
alle esigenze di una giovane coppia. C’è poi un aspetto di tipo economico: ho
sentito emergere nei residenti, ma pure negli operatori economici dell’isola,
il desiderio di poter affiancare al reddito normale che proviene dalla
professione, quello ad esempio che può provenire dall’istituzione di un albergo
diffuso, secondo i modelli che si sono già affermati altrove. Penso alla
Carnia, in Friuli Venezia Giulia, o alle colline dell’Umbria. In questo modo le
persone che stanno lasciando Burano per una serie di motivi, tra cui i problemi
abitativi, ma anche per le scarse opportunità di lavoro, circoscritte a pochi
settori, potranno trovare in questo modo la possibilità di ottenere un reddito
integrativo. Credo però che il problema principale resti quello dei trasporti.
Un’ora di vaporetto per raggiungere la terra ferma è obiettivamente un po’
troppo, ed è per questo che stiamo lavorando per promuovere collegamenti
diversi da quelli attuali, ma comunque sempre in forma di trasporto pubblico.
Il punto è saper coniugare le esigenze dei residenti con quelle dei turisti.
Molti sembrano scandalizzarsi quando si parla di turismo, ma è inutile
nascondersi dietro un dito: le isole della Laguna Nord non possono più
prescindere da questa importante risorsa economica. Ciò non significa però che
non si debba puntare ad un turismo consapevole, sostenibile, di qualità e con
numeri diversi. Un turismo meno “mordi e fuggi” di quello attuale, che si
soffermi un po’ più a lungo ad approfondire la conoscenza dei luoghi e delle persone e che non può
prescindere dal un efficiente trasporto pubblico.
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