Precursore
degli studi di arabistica, il professor Hitti (Princeton University) ha avuto
il merito di introdurre la materia nel sistema di studio americano. Per questo
la sua sintetica (si fa per dire: più di 800 pagine) Storia degli Arabi,
commissionatagli dallo stesso McMillan (di Palgrave e McMillan, il noto
editore) è il volume più indicato per chi vuole comprendere una cultura
millenaria. Studiato da generazioni, questo libro imprescindibile vanta
numerose edizioni, costantemente aggiornate e tradotte. Più che di un’histoire
bataille si tratta di un meraviglioso e completissimo volo d’uccello sulle
vicende che hanno interessato il popolo arabo dall’era pre islamica (cioè prima
del 622, anno in cui Maometto compì l’Egira verso la città di Medina) fino all’epoca
ottomana da un punto di vista etnografico, artistico, culturale, scientifico e
sociale. Spesso all’avanguardia nelle scienze, gli Arabi in epoca medioevale (e
anche in epoche successive) eccellevano nello studio dell’oftalmologia e anche
in alcune branche della ginecologia. E che dire della spesso disertata
letteratura araba o della famosa filosofia di maestri come Avicenna? Certo la
religione, qui spiegata approfonditamente a partire dalla vita di Maometto,
fino ad arrivare alle usanze dei primi musulmani ed ai rapporti (strettissimi)
tra Bibbia e Corano chiarisce molti aspetti della vicenda araba: “Il termine
Islamismo può essere usato in tre sensi: in origine una religione, l’islamismo
più tardi divenne uno stato, e infine una civiltà”.
Una
volta pronunciata la formula coranica la ilaha illa-l-Lah; Muhammadun
rasul-l-Lah (non esiste altro dio fuori di Allah; Maometto è l’inviato di
Allah) il credente diviene musulmano, senza sacramenti ulteriori. Questo è il
primo pilastro della fede islamica. Gli altri pilastri sono la preghiera, il
digiuno, l’elemosina, il pellegrinaggio e per almeno una setta, i kharigiti, il
sesto controverso pilastro è la guerra santa. “A esso l’islamismo deve la sua
ineguagliata espansione come potenza mondiale. È uno dei doveri principali del
califfo continuare ad allontanare la barriera geografica che divide il dar
al-Islam (territorio dell’islam) dal dar al-harb (territorio di guerra)”. Ma
anche le stesse campagne militari che conseguirono cronologicamente
all’islamizzazione ebbero cause differenti dal gihad (o jihad). “Non il
fanatismo, ma la necessità economica guidò le orde beduine, e la maggior parte
degli eserciti di conquista venne reclutata fra i Beduini, oltre i confini del
loro arido territorio, fino alle belle terre del Nord. La passione di salire in
cielo nella vita futura può aver costituito una forza operante per alcuni, ma
il desiderio delle comodità e dei lussi delle regioni civilizzate della
Mezzaluna fertile fu altrettanto forte nel caso di molti altri.” E questo ai
giorni nostri è un insegnamento prezioso, da tenere in considerazione…
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