Caro Premier Matteo
Renzi.
Questa è una lettera
aperta, a te indirizzata, sentita e voluta anche e soprattutto in virtù del
fatto che sono una candidata nella
lista del PD, in queste elezioni regionali in Puglia. Questa è una lettera aperta, a te
indirizzata, scritta da un’insegnante, da una mamma e da una donna che da
sempre ha creduto, crede e crederà nel
valore della formazione, dell’educazione nella scuola, nei valori pedagogici e
culturali che una scuola pubblica sana e motivata può dare ai suoi allievi. Una
lettera che scrivo perché nasce dal DNA di tutte quelle sfaccettature che mi
appartengono, che appartengono al mio essere così nel mondo. La Buona Scuola
per come l’avevi mostrata doveva essere qualcosa di talmente efficace,
efficiente, bello e soddisfacente da essere quasi rivoluzionaria. Ed è
apprezzabile, lo dico davvero, quanto tu stesso creda in questa rivoluzione,
quanto tu voglia essere per e con la
scuola. Sono convinta che tu stesso sappia che la scuola è il motore del futuro
del nostro paese, dell’Italia stessa, perché lo sai, lo devi sapere che senza
una scuola che funzioni NOI della parola FUTURO, possiamo tranquillamente farne
a meno. Un FUTURO per i tanti insegnanti che
hanno scelto un percorso di vita che crede nel valore della scuola.
Insegnanti come me, che in questo particolare momento storico andrebbero
ascoltati non solo con molta attenzione ma con un autentico desiderio di
dialogo. Un FUTURO per i nostri figli, che meritano di costruirsi un domani
grazie ad una adeguata formazione messa a disposizione da una scuola
didatticamente al passo coi tempi. Una formazione adeguata che significa valore
umano aggiunto alla crescita del nostro Paese. La buona Scuola doveva essere un
altro genere di lotta, ma sta diventando altro, qualcosa che non appartiene al
mondo degli insegnanti, che forse non appartiene nemmeno più al mondo della
scuola. La scuola non è un’azienda e i suoi
bilanci non possono essere semplici numeri di un profitto economico.
La scuola in questi ultimi anni si è appropriata
persino di un linguaggio economico se è
vero che il sistema di valutazione dei nostri ragazzi si misura con i “crediti”
e i “debiti” e se è vero che i livelli
di produttività delle singole scuole si misurano sulla base delle promozioni
complessive a fine scrutinio. Caro
Premier Matteo Renzi, la scuola sta vivendo momenti a dir poco
incandescenti. Ma sento l’urgenza di dover esprimere alcune considerazioni che
nascono proprio dal fatto che in questa situazione ci sono pure io. Le migliaia
di colleghe che in questi anni ho incontrato, con cui ho condiviso tante
battaglie, con le quali ho vissuto anni di precariato, ora chiedono
a me che ti ho sostenuto, di prendere una posizione. Ed hanno ragione.
Perché io, prima di essere a servizio della politica, sono una docente come
loro, e in tutti questi anni, benché fossi sindaco della mia comunità, non ho mai abbandonato le classi e i miei
alunni ( l’ho fatto solo in quest’anno
scolastico). La velocità nell’approvare questo decreto, si scontra con la
pazienza che occorre nell’educare le
nuove generazioni, “ stordite “ da una
società che li considera solo “merci” tra le “merci”. Ma si scontra anche con
altri aspetti che riguardano la dignità dei professori ,solo in questa nazione
così mortificati e dei tanti giovani
precari carichi di energie e saperi. La
buona scuola deve essere innanzi tutto una scuola giusta. Per questo occorre
necessariamente introdurre sistemi di
valutazione oggettivi che possano determinare un sistema di premialità. Ma non
penso che si debba creare un clima di caccia alle streghe per verificare se il
controllato tenuto a vista dal controllore, sia poi controllato da qualcun
altro. Sarebbe come ricreare nella
realtà il Castello di Kafka, e il tutto avrebbe un triste sapore paradossale. La
Buona scuola deve immaginare un sistema di reclutamento efficace, ma non può
penalizzare alcune classi di concorso che non trovano possibilità di inserimento
nemmeno nell’organico funzionale con
docenti che , dopo aver superato uno, due concorsi, partecipato a SSIS, e corsi
di aggiornamento vari, si ritroverebbero a dover ricominciare una storia
interminabile. Una buona scuola deve sicuramente porsi il problema della
mobilità territoriale e della progressione di carriera . Ma le regole non
possono essere diverse da quelle che valgono per tutto il settore pubblico . Una
buona scuola non è quella che crea scuole di serie A e di serie B , ma è quella
che è in grado di allontanare dalla scuola coloro ( e sono una piccola
minoranza) che non hanno voglia di insegnare o di far appassionare i
giovani al sapere. Una buona scuola è quella che riesce ancora e nonostante
tutto, a
formare coscienze critiche, a far crescere veri cittadini in grado di
essere condottieri della loro esistenza. “Un bambino e un insegnante, un libro
e una penna , possono cambiare il modo. L’istruzione è la sola soluzione” Per
questo Malala Yousafzai a 14 anni ha
ottenuto il Premio Nobel. Dai ragazzi, abbiamo sempre da imparare.
Con stima
Ada
Fiore - Candidata del PD nelle elezioni del Consiglio regionale
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