Like
A Little Disaster
è orgogliosa di presentare “Risky attachments”, un nuovo progetto collettivo
che coinvolge le opere di Andreas Ervik, Lara Joy
Evans, Lauren Gault, Thomas Hämén, Jocelyn McGregor, Plasticity, Rustan
Söderling, Ittah Yoda.
La
mostra sarà inaugurata Sabato 9 Dicembre, 2017 – dalle ore 18 – e
proseguirà fino a Domenica 18 Febbraio, 2018.
In
occasione della mostra sarà presentata “Risky_Attachements/The_Guidebook”, una
pubblicazione analogica e digitale che coinvogerà interventi e contributi da
parte di tutti gli artisti presenti nella mostra, L.A.L.D., Christina Gigliotti,
Penny Rafferty, Sebastian Rozemberg e Ferdinando Boero.
Dal
10 Dicembre al 18 Febbraio solo su appuntamento.
info@likealittledisaster.com
+393389577276 / +393335282796
FOOTHOLD
Via Cavour, 68
Polignano
a Mare, Bari – Italy
www.likealittledisaster.com
OGM
/ Chikungunya / PFAS / Wannacry / Prione-ESB / Scorie radioattive / Criogenia
umana / Agricoltura idroponica / Cucina molecolare / Embrioni congelati / Sistemi
aperti / Surriscaldamento globale / Cambiamento climatico / Buco nell'ozono / Migrazioni
transglobali / Deforestazioni / Pioggia acida / Dispositivi sensorizzati / Database
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Renaisance Technologies / Xylella fastidiosa / Chirurgia robotica / Maglia
neurale / Oculus rift / Particolato / Detriti spaziali / Psicotropi / Cellule
staminali...
Come
classificare questi strani oggetti?
Sono
prodotti dalla natura o dalla società? Sono problemi morali o scientifici? Sono
questioni tecnologiche o politiche?
Questi
strani oggetti appartengono alla natura o alla cultura?
Dove
possono essere collocati questi ibridi?
Sono
umani?
Sono
umani perché il prodotto del nostro lavoro?
Sono
naturali?
Sono
naturali perché non sono il risultato della nostra attività?
Sono
locali o globali?
RISKY
ATTACHMENTS
La
realtà esterna non si presenta più con il volto di una natura indifferente, e
noi non abbiamo più a che fare con semplici oggetti naturali, ben definiti e
chiusi in se stessi, gli oggetti “calvi” e senza rischio. Oggi abbiamo sempre
più a che fare con oggetti “chiomati”, “arruffati”, con “attaccamenti a
rischio”, quasi-oggetti, fatti di molteplici connessioni tentacolari mai del
tutto chiuse, in grado di mettere in moto delle conseguenze inattese anche a
lungo termine, e per questo tanto più imprevedibili e incontrollabili. Oggetti
tali da non potersi più dare semplicemente in opposizione al soggetto umano, ma
tra i quali l’uomo stesso è coinvolto e con il quale condividono lo stesso
destino.
Gli
oggetti che ci circondano sono ibridi riottosi ad ogni classificazione, nodi di
una rete che lega in una catena ininterrotta fattori molteplici e distanti, e
che rischiano di far saltare tutti gli ordinamenti, tutti i programmi, tutti
gli effetti. Assistiamo al proliferare di queste chimere che non è più
possibile relegare al solo mondo naturale; il loro interagire finisce per
mettere in discussione la soggettivazione, l'oggettivazione e l'assoggettamento,
la classificazione degli esseri e la gerarchia degli attori e dei valori.
“Una
causa infinitesimale comincia a produrre grandi effetti; un attore
insignificante diventa centrale; un enorme cataclisma svanisce come per
incanto; un prodotto-miracolo ha improvvisamente conseguenze spaventevoli; un
essere mostruoso si trasforma in domestico senza alcuno sforzo. Con i
quasi-oggetti si è sempre presi in contropiede, talvolta sorpresi dalla
rocustezza degli ecosistemi, talaltra dalla loro fragilità”.
-
Sputiamo su Hegel.
-
Sputiamo anche su Kant!
È
stato Kant a consolidare l’ingiustificata divisione tra umani e nonumani,
ponendo l’uomo al centro della filosofia e, al tempo stesso, riducendo il resto
del mondo a un insieme di oggetti inconoscibili. Le cose in sé diventano
inaccessibili mentre, simmetricamente, il soggetto trascendentale si allontana
infinitamente dal mondo. Non importa quali variazioni verrano fatte nella
storia della filosofia a questo tema, il divario tra uomo e mondo rimarrà
sempre privilegiato rispetto a quello tra albero e luna o fuoco e grano.
-
Forme pure a priori?
I
- PURIFICAZIONE.
Il
pensiero contemporaneo continua a sezionare il mondo in due regni completamente
opposti. Da un lato abbiamo gli umani e le loro culture, dall’altra parte abbiamo
la natura e i nonumani. Da un lato la filogenesi e dall'altro l'ontogenesi. Da
un lato il patrimonio genetico, dall'altra le alterazioni tecnologiche.
E
invece no, non ci sono due zone mutuamente isolate chiamate “natura” e
“cultura”: ci sono solo attanti, e non è possibile separare il reame naturale
da quello culturale – non perché siano irrimediabilmente intrecciati, ma
piuttosto perché la dicotomia tra natura e cultura è infondata. Non c’è
null’altro che una pletora di attanti, nessuno dei quali intrinsecamente
naturale o culturale.
“Non
esistono idiomi puri, siamo tutti mediatori, traduttori.”
II
- MESCOLANZA.
Questi
ibridi sono un incubo per qualsiasi tentativo di dividere il mondo in due
distretti purificati. Per questo motivo, la posizione modernista li travisa
deliberatamente come mescolanza di forme pure.
Ma
una tale mescolanza è impossibile se le due forme pure non esistono affatto.
Infatti, il nostro mondo non contiene altro che ibridi, anche se la parola
«ibrido» è ingannevole con le sue false sfumature di una mescolanza di due
ingredienti puri. Se li chiamiamo quasi-oggetti, il lavoro svolto dal “quasi” è
quello di rimuovere ogni traccia di purezza iniziale o ideale.
Ci
sono soltanto attanti: costruiti attraverso le numerose prove di forza con
altri, e tutti resistono parzialmente a qualsiasi tentativo di disassemblarli.
-ATTORI-ATTANTI-TRATTINI-AGENTI-
Seguendo
le tracce di un quasi-oggetto, esso ci pare ora cosa, ora racconto, ora legame
sociale, senza mai ridursi a un semplice ente. Tutto ciò che conta sono gli
attanti e le reti che li collegano.
Gli
oggetti sono soggetti, attori sociali che, alla stregua di noi attori sociali
umani, compiono azioni, svolgono compiti, in breve inter-agiscono fra di loro e
fra loro e noi. Il quasi-oggetto è dapprima nient’altro che un segno, un token,
una traccia, che permane, lasciata dallo spostamento di un corpo che prima
arriva, produce, compie atti e poi si ritira: è un contatto olistico che resta
e persiste come traccia della presenza dell’agire di un corpo.
Rispetto
al sistema sociale gli oggetti non “simbolizzano”, non “riflettono”, non
“reificano” le relazioni tra soggetti, ma contribuiscono a formarle. Gli
oggetti, considerati come agenti, funzionano come mediatori incaricati non
tanto di veicolare messaggi, ma di costituire, riscrivere, modificare il senso.
L’intermediario
tradizionale non era che un mezzo per un fine, mentre il mediatore è mezzo e
fine insieme.
Ciò
che troviamo sempre e dovunque sono semplicemente reti di attori. L’attore non
è del tutto un oggetto e non è del tutto un soggetto; o piuttosto può
comportarsi come entrambi, a seconda di come lo vediamo.
Il
quasi-oggetto è una proprietà relazionale che non possiede nessuna
sostanzialità; esso è una realtà distinta e contrapposta al soggetto, ma una
funzione relazionale che permette di costruire connessioni reali o virtuali tra
soggetti immergendoli in una costruzione collettiva e sociale.
Quando
il quasi-oggetto crea una comunità, questa comunità diventa reale. Noi uomini
passiamo il tempo a trasformare il virtuale in reale.
-
Che cosa è una moneta?
-
È un quasi-oggetto. Si può trasformare in qualsiasi cosa. È un equivalente
generale. Quindi non c’è oggi nulla di più reale della moneta, che all’inizio
era un quasi-oggetto.
Quasi-oggetto-quasi-soggetto
Il
quasi-oggetto non è né un oggetto né un soggetto, è una relazione.
I
quasi-oggetti sono fenomeni rappresentabili solo come interazione fra soggetto
osservante e oggetto osservato. Sono metà oggetto e metà soggetto, non potendo
essere definiti da nessuna di queste due polarità; essi attraversano e
costruiscono i gruppi sociali, mediando e trasformando le identità personali e
collettive e le relazioni all’interno dei network, permettendo così di passare
dall’ottusità dell’io alla fluidità del noi.
-
Ma davvero esiste un “Io”, un “Noi”?
Noi
danziamo insieme agli elementi, siamo fatti di miliardi e trilioni di piccoli
componenti dotati ciascuno di intelligenza propria, che si tratti di una
cellula o di qualcosa di ancora più piccolo. Quindi non esiste in realtà
nemmeno un “io” o un “noi”. Ciò che esiste sono solo attaccamenti a rischio,
equilibri provvisori e fragili tra cose diverse. E quel “noi” ha una
molteplicità in sé e agisce costantemente con tutti gli altri artefici del
mondo, animati e inanimati.
Il
pronome personale è una spugna, è una palla!
«L’“io”
mi appartiene, poi è tuo, poi suo, dell’altro, di ciascuno. È un gettone di
presenza indefinitamente scambiato»; «Il “tu” è mio, in seguito lo prendi tu;
se l’altro lo coglie, mi rivolgo a lui, ognuno al suo turno».
L’ego
non è un punto fisso, una struttura invariante, ma un essere di circolazione.
L’unico pronome invariante è il noi, che «appartiene in proprio a tutti ed in
comune a ciascuno, designa la rete multicentrata».
-
M.E.S.H. -
Il
potere politico agisce su di noi ed anche la retorica del testo agisce su di
noi, ma allo stesso modo lo fanno i muri di cemento, gli iceberg, campi di
tabacco e i serpenti velenosi.
-
Cosa finisce?
-
Finisce la natura.
-
Ciò che comincia è invece la maglia, fatta di attaccamenti a rischio, di entità
liquide, viscose, decentrate, graduali e intersoggettive. Ogni ente è
definibile solo in relazione (pur non essendo la relazione stessa).
La
maglia è l'insieme di tutte le forme di vita, ma anche l’insieme di tutte le
forme di vita che sono morte e hanno concimato e modificato la Terra, la sua
struttura e la sua storia. Tutto è vita, anche ciò che non sembrerebbe esserlo:
il ferro è un sottoprodotto del metabolismo batterico e così anche l’ossigeno.
Le montagne possono essere fatte di conchiglie e batteri fossili e la cosa
decisiva è che la maglia non ha nessun elemento più importante o essenziale
degli altri.
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