“Traggo spunto da una frase
di Manuela Franco, estratta dalla sua intervista, per presentare l’egregio
lavoro di Donato Di Poce: “non si può definire nulla quando l'anima si riversa
sola e liquorosa al passaggio dei martiri più goffi”. Il senso è che di fronte
alla meraviglia dell’essere umano ad essere creativo, intendendo con ciò il
passo successivo alla pura inventiva ossia il linguaggio, arte di comunicare la
creazione, si resta sempre più spesso costernati nel vedere tante belle buone e
pie intenzioni naufragare nello splatter economico-pubblicitario e nella
capacità di attuazione vista troppo spesso come privilegio ed orpello personale
di riuscita. L’opera meritoria di Donato Di Poce non fa eccezione, commuove il
suo spirito a voler interrogare, circa l’arcano della Creatività, o
CreAttività, neologismo da lui utilizzato in ossequio alla dinamica del
processo e non la sua presentazione statica, proprio coloro che in prima
persona ne restano “offesi”, ovvero implicati in un senso doloroso di
responsabilità e non semplicemente fregiati del blasone di Artisti. Da una
lettura attenta emerge questo dato, la reazione dell’intervistato ad un
qualcosa visto più come un bisturi che un riflettore. Come se, nel contesto
moderno del tempo macerato, la Creatività finisca per essere letta più come una
iattura che uno status esclusivo, per l’impietosa capacità di sondare,
interpretare e poi descrivere un dato reale che allo stato sarebbe meglio
tacere.” (dalla prefazione di Sergio Gabriele)
Photo cover (Photo by
Samuel Zeller on Unsplash)
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