La fine
dell’uomo nel caos italiano. Sulla terra vermiglia della Cava di Bauxite, a
Otranto, il suicidio narra, attraverso il flusso di coscienza, la vita da
cacciatore di lucciole del protagonista, che ricorda l’Alì dagli occhi azzurri
di Pier Paolo Pasolini. Un condottiero possibile del Kenya, animato da due
modelli filosofici: don Donato Panna e Thomas Sankara. La corruzione politica
del suo Paese lo costringe a fuggire in Italia col sogno di costruire un
avvenire di pace per la sua famiglia. La disumana navigazione sul Mediterraneo
lo conduce in una terra intollerante, avvolta da buio impenetrabile. Ma lui,
come Sisifo, porta il masso sopra la montagna. Diventa schiavo del caporalato,
ma non s’arrende: sfida il Fattore C sedimentato tra le sinapsi della gente
comune. La tragedia, dalla sequenza circolare, ha due insegnanti autorevoli: la
storia e il dolore. Il giovane antieroe è l’effige più lucida dello stoicismo
di Lucio Anneo Seneca.
Annibale Gagliani nasce il 4 ottobre 1992 a Mesagne
(BR). Professore di lettere, giornalista pubblicista, scrittore. Nel 2018 ha
pubblicato i saggi Impegno e disincanto e Ground zero con IQdB Edizioni.
Romanzo caporale è il suo terzo lavoro editoriale. Credits Prefazione di
Fabrizio Peronaci / Postfazione di Raffaele Gorgoni
In copertina
una fotografia di Massimo Bietti fotoreporter premiato dal National Geographic
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