Fuori,
discosta dalle rotte percorse e consumate, Gerusalemme. Cercata, raggiunta.
Abitata. Attraversata quando il passo è un inciampo o un camminare agile,
svelto. Respirata. Nelle arie brucianti, nelle piogge sottili e tiepide che
chiazzano lievi i vecchi muri. Nelle piogge buone, gialle, intonate al canto
del muezzin. Nel freddo umido dell’alba nel quartiere armeno, prima dell’arrivo
delle venditrici di mandorle e foglie di vite. Scandita. Dai momenti di vita
piccoli, dalla cantillazione, dalla puntualità di riti e formule, dalle
officiature. Sonora di voci nei mercati, di risate nelle stazioni, di stridii
di rotaie, di lamenti, preghiere e implorazioni, di rumore di pozzanghere
schiacciate. Indagata nel codice del suo alfabeto, nelle lettere sgranate,
studiate in senso e in grammatica, in suono e spessore. Gerusalemme mansueta e
indocile, insofferente e placata, osservata nel suo antico e costante moto
d’onda.
Maria
Teresa Papa è nata a Como il 2 aprile 1975. Si laurea in Giurisprudenza con una
tesi in Filosofia del diritto su Simone Weil e il sindacalismo. Studia poi
Lingue e letterature comparate a La Sapienza di Roma, specializzandosi a Paris
IV Sorbonne in Letteratura francese contemporanea con una tesi, nell’ambito di
un più ampio lavoro su immagine ed iconoclastia, dedicata a Letteratura e
pittura maghrebine. Nel 2017 inizia a studiare ebraico moderno all’Università
ebraica di Gerusalemme, spostandosi l’anno successivo all’Università di Tel
Aviv. Si occupa di traduzione e di scrittura.
Info
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