giovedì 16 ottobre 2008

Sabine Spielrein vista da Stefania Erroi

Affetta da violente manifestazioni isteriche con tendenze anoressiche suicidali, la giovane Sabina Spielrein ha personificato il primo caso clinico trattato e curato dal dottor Jung con il metodo freudiano. Metodo che sostituiva ai sistemi costrittivi – quali docce fredde, camicie di forza e catene ai letti – la terapia della parola, della libera associazione di idee e dello scambio emozionale.

Oltre che paziente, Sabina diventa amante (tra i due scoppia anche la passione e l'amore, ma Jung è sposato) e allieva del dottor Jung e, a sua volta, psicanalista.

Estremamente convinta dell’importanza di insegnare la libertà di pensiero e l’educazione sessuale anche ai bambini più piccoli, fonda a Mosca il primo laboratorio di Solidarietà Internazionale noto come Asilo Bianco (cosiddetto per il colore con il quale erano dipinti i suoi interni), con la ferma intenzione di sperimentare “un’altra educazione” per creare “altri” bambini.
Con le sue stesse parole: «Pare sia la prima volta che una psicoanalista viene messa a dirigere un asilo infantile. Ciò che vorrei dimostrare è che se si insegna la libertà ad un bambino fin dall'inizio, forse diventerà un uomo veramente libero... ci metterò tutta la mia passione».
Sarà poi la storia con la morte di Lenin, la dittatura di Stalin e l’arrivo delle truppe naziste a deciderne il destino: verrà infatti uccisa nel 1942, a soli 57 anni, presso la sinagoga di Rostov insieme alla sua bambina.

Tratto da «Lei vede l’amore dappertutto vero?» «È la forza che genera il mondo»


(special tank to Edita e Ripensandoci)

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