Quando l'arte diventa un mezzo per raccontarsi e per mostrarsi autentici, anche nel farsi cogliere da un lieve rossore, dato da un piccolo moto dell'animo o dal palpitare del cuore per un amore ricambiato. Quando con l'arte si cerca di attirare l'attenzione verso tutto ciò che sembra anonimo e che ci sfugge. Quando l'arte è denuncia delle condizioni della donna, e non solo. Quando l'arte è poesia e colore.
lunedì 24 maggio 2010
Io innalzo fiammiferi di Irene Ester Leo (LietoColle). Intervento di Nunzio Festa
mercoledì 19 maggio 2010
Alessandra Pizzi organizza "L'appetito vien leggendo"
PROGRAMMA DELLE SERATE:
20 maggio ore 19.30: verrà presentata la casa editrice PENSA MULTIMEDIA con l’intervento del prof. Vito D’Armento e dell’autrice Katia DE ABREU CHULATA autrice del volume “Palavras”. Introduce Stefano Donno;
21 maggio ore 19.30: KURUMUNY con il libro di ANTONIO ERRICO dal titolo “Le ragioni della passione”. Presenterà l’autore Vito Antonio Conte.
22 maggio ore 19.30: presentazione del libro di Anna Maria DE LUCA dal titolo “Di Vento” (LUPO editore) e Compagnia intercomunale del Nord Salento.
23 maggio ore 19.00 :Il bar degli appuntamenti mancati” Reading musicale in duo tratto dalla raccolta di racconti brevi “Senza Storie”di Luisa RUGGIO (BESA Editrice)
Ore 20.00 BHOOMANS con il libro di poesie “Più luce” di LARA CARROZZO. L’autrice sarà presentata da Rossella Bufano della rivista culturale Ripensandoci.
Titania – Brand Consulting
di Pizzi Alessandra
Via Pasquale Cecere, n. 1
73100 Lecce
tel/fax +39 0832393212
lunedì 17 maggio 2010
Mi piacerebbe adesso di Valentina Terlato (Robin edizioni)
La grande produzione (o meglio sovraproduzione) editoriale italiana, sovente non permette di prendere in considerazione una serie di lavori nell’ambito della narrativa, della poesia, e della saggistica, che meritebbero maggiore attenzione. A volte la cortocircuitazione avviene vuoi per carente distribuzione del prodotto editoriale, o per miopia della stessa casa editrice che non si cimenta nemmeno nella promozione. Soprattutto se si pensa alle nefaste tariffe editoriali di spedizione di un libro, che il nostro governo ha fortemente voluto, forse per “favorire” la piccola e media editoria italiana. Valentina Terlato (torinese per una metà, siciliana per l’altra), vive facendo la psicologa a Roma e ha scelto la scrittura, la letteratura, come sua inseparabile compagna di viaggio. “Mi piacerebbe adesso” è la sua seconda opera letteraria che arriva dopo“Viaggi”, un titolo pre-dittivo dei contenuti di questa sua ultima fatica. “Mi piacerebbe adesso” (Robin edizioni) è un libro mobile nello spaziare da tracciati biografici in transito a storie che abbracciano luoghi, visi, emozioni. L’unica cosa certa è che il libro custodisce il segreto meraviglioso (perché pieno di vita come tutte le pagine di questo libro) di un viaggio da Roma a Vittoria (città del padre di Valentina). “Giri l'angolo e fai un incontro che può cambiare la vita. Può essere un amore, oppure qualcuno che ti taglia la gola. Certe altre volte è un paesaggio. Questo libro è una storia di incontri. Quasi tutti in movimento”. Un libro assolutamente dedicato alla donna, dove tra le righe si muovono tante storie femminili appartenenti a un “campionario” del “gentil sesso” che si svela al lettore senza censura, senza la paura di confessare il proprio inconfessabile. Valentina Terlato racconta di donne che soffrono, ridono, piangono, sognano, amano, fanno l'amore, e ti fanno pure “fuori”. L’autrice non si limita soltanto alle descrizioni di “costume” ma scandaglia l’animo delle protagoniste e dei loro contesti, con rara finezza ed eleganza scritturale. Spirito fondante quest’opera è l’idea che la nostra vita non sia altro che un’avventura, dove talvolta scegliamo consapevolmente di non voler conoscere la destinazione del nostro vagare, in poche battute un’eterna transizione oscillante tra scoperte e fughe, a volte anche da se stessi. Pagine fitte di incontri reali, fantastici, umani o bestiali. Incontri fatti di profonde estasi e segreti pesantissimi che sarebbe meglio tacere. Storie di amore senza sesso e di sesso senza amore. Storie di premesse che non si realizzano perché, quando meno te l’aspetti, ritorni indietro e ricominci tutto di nuovo.
giovedì 13 maggio 2010
"Hanna e Violka" (dvd, Kurummuny edizioni)
Hanna Korszla è una delle 1.700.000 badanti presenti in Italia, vive in Salento da tre anni insieme a Gina e Antonio, un anziano ultraottantenne malato di Alzheimer, di cui si occupa costantemente. Violka è sua figlia, diciannovenne polacca senza lavoro. Le vite di Hanna e Violka si incontrano come in uno specchio scambiando i propri ruoli nella cura di ‘Ntoni. E’ così che Hanna può finalmente ritornare in Polonia a riabbracciare il resto della sua famiglia confrontandosi con un presente e con un passato difficile, mentre Violka, badante-bambina, fa i conti con un soggiorno che non si rivela essere proprio “una vacanza”. “Hanna e Violka” è un film sulla trasformazione, quella privata delle protagoniste a confronto con differenti ruoli, e quella sociale dell’Italia che invecchia, della famiglia che cambia, delle straniere venute dall’Est per diventare quasi “di famiglia” . E’ un film sulla migrazione di oggi e sulla straordinaria capacità delle donne di affrontare con forza e ironia le dure sfide del quotidiano. Dice Rossella Piccinno: “Avvicinandomi a questo tema con il mio precedente lavoro “Voci di donne native e migranti” ho sentito l’esigenza di fare un ulteriore passo in questa direzione spostando la mia ricerca dal documentario corale al film privato, dalla realtà detta alla realtà mostrata. Per questo motivo ho scelto di raccontare la vita di Gina e ‘Ntoni, miei nonni materni, e di Hanna, la loro badante polacca, avventurandomi personalmente in una riflessione che non è solo antropologica e sociale ma prima di tutto intima e personale.”
Credits
Rossella Piccinno, si laurea in Cinematografia Documentaria e Sperimentale al DAMS di Bologna, per diplomarsi successivamente come Tecnico di produzione video. Debutta alla regia con il corto Intenso sei nel
info@kurumuny.it
domenica 9 maggio 2010
Eliana Forcignanò parla di Corpo Mistico di Stefano Donno (Lab - Giulio Perrone editore)
Dopo la Machtergreifung di Hitler avvenuta nel 1933, fra le numerose, efferate, decisioni che furono immediatamente adottate – chiamarle «follie» significherebbe, infatti, postulare una debolezza umana inesistente all’interno del Terzo Reich – non mancarono quelle esoteriche e misticheggianti di alcuni esponenti del movimento nazionalsocialista. Si trattava di ricerche oscure finalizzate a selezionare, non solo attraverso gli esperimenti degli «angeli della morte» – i medici presenti nei campi di sterminio – la «purezza della razza ariana». Comincia così l’opera di Stefano Donno intitolata Corpo mistico. Un epistolario esoterico (Lab di Giulio Perrone, Roma).
L’Epistolario è un’autentica pugnalata al cuore dell’umana indifferenza. Una vicenda in bilico fra tensione narrativa e accurata volontà di descrizione che, talvolta, induce chi scrive a rivelare la sua profonda inquietudine, i dubbi e le paure di una religione vissuta nell’angoscia. «Mio Signore, mi rendo conto ora di essere il più grande peccatore che sia mai esistito», ammette il protagonista, scrivendo ancor prima che Hilter compisse la sua ascesa al potere. Lo stile cui Donno aderisce e scabro, forse anche violento, perché, se è vero che gli estremi si toccano, chi non assurge alla santità, si rifugia nelle spire del male. Arricchiscono il libro le continue richieste di intercessione a Maria, Madre celeste che richiama un femminile arcaico e accogliente. La copertina è di Paola Scialpi.
fonte La Gazzetta del Mezzogiorno
sabato 8 maggio 2010
Le donne di Tunisi di Alessandra Bianco e Stefano Donno
Coltivano il sogno di diventare un esempio per tutto il mondo arabo e per questo sono attivissime nella vita politica del loro paese. “Essere deputato significa essere tunisina” ci ha detto Ben Hassine Zeineb deputato alla camera per il partito costituzionale democratico al lavoro insieme a tutto il governo per ottenere quelle numerose, piccole e grandi conquiste in ambito educativo, sanitario, sociale, economico, culturale e sportivo che hanno già reso il paese del Nord Africa tra i più occidentalizzati, ma che auspicano a diventare sempre di più. Moderazione, tolleranza, uguaglianza sono le carte vincenti di una nazione in cui le donne costituiscono un terzo dei docenti universitari, più del 50% degli studenti, più di un quarto dei giudici e una forte presenza in Parlamento. Abir Moussy, sottosegretario del partito costituzionale democratico si occupa di donne da sempre, nonostante non abbia nemmeno 40 anni. Spiega che “dal 1956, da quando venne abolita e punita la poligamia, ai mariti fu impedito il divorzio unilaterale ed attribuite alle donne più diritti di custodia dei figli, tutto è cambiato e sono venute meno quelle forti discrepanze tra uomo e donna”. Il resto lo ha fatto il presidente Zin el Abidin Ben Ali. E’ sua la volontà politica di creare prestigio intorno alla figura della donna tunisina. Un approccio modernista ed una visione riformatrice globale e profonda, hanno permesso di perfezionare l’uguaglianza nei diritti tra i due sessi e confermato per la donna la posizione di partner che agisce indistintamente in tutti i campi della vita. Le norme giuridiche realizzate in favore delle donne si sviluppano così, attorno ad un sistema legislativo avanguardista che si basa su dei principi immutabili. Tra questi, il riconoscimento delle donne in quanto parte integrante del sistema dei diritti dell’uomo, la soppressione del diritto di obbedienza della sposa al proprio marito e la sostituzione ad esso del principio di uguaglianza nell’educazione dei figli e nella gestione degli affari familiari. Un cambiamento in qualità, insomma, che si basa su una convinzione radicale del Presidente tunisino non potrà mai esserci alcun progresso né modernizzazione senza la partecipazione attiva della donna, simbolo di sapere, creatività, competenza e maturità, motivo di fierezza per la società e un faro luminoso per le generazioni future.
in foto Abir Moussy
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lunedì 3 maggio 2010
"Draghi, Principi e Cavalieri" di Daniela Cecere alla Galleria "Il Circolo del Collezionista" a Galatina
Fortuna somma degli artisti, capacità somma degli artisti, è quella di riuscire a rimanere bambini, di non dimenticare mai e di non rinnegare mai il fanciullino che si è stati e che ancora si è, di farlo ridere e giocare come allora. Vi è così uno sguardo sempre vergine e nuovo sulle cose, purezza e candore che permettono di cogliere nessi laddove gli altri non colgono neppure le cose.
"Draghi, Principi e Cavalieri" è la bambina che gioca nel suo cortile ed affabula, e rinovella, e scopre la realtà della natura innervandola e rinvigorendola di fantasia. Le lucertole diventano principesse, principi i ramarri, cavalieri erranti i serpenti, profondissime gole e strapiombi le fessure e le crepe nei muri scrostati dal caldo sole estivo. Non siamo qui, però, di fronte solo al gioco di una bambina: Daniela Cecere è infatti un´artista dall´ispirazione sicura e dalla tecnica sopraffina, in grado di piegare alle sue esigenze creative i materiali ed i supporti i più diversi, cosicché la tela e la carta ed i colori rifioriscono a nuovo soffio ed a nuovo calore.
Ma principalmente i lavori di Daniela Cecere risultano un saggio dei suoi molteplici interessi e passioni, e riflettono in pieno la sua ricca e sfaccettata personalità artistica ed umana. Il segno grafico e la poesia e la scrittura intersecano le suggestioni ed i rimandi ed i riferimenti, innervando di sé le opere e reinventando la vita alle multiformi creature ingegnate dalla Cecere. La freschezza del colore, la complessa essenzialità del segno, l´eco dei racconti appena evocati e della rievocatrice poesia, tutto contribuisce a restituire la fanciullezza nascosta ma mai perduta da nessuno di noi, e l´invito di Daniela Cecere a tornare a giocare trova accenti di commossa ed ispirata trepidazione.
Ivan Serra