Dopo la Machtergreifung di Hitler avvenuta nel 1933, fra le numerose, efferate, decisioni che furono immediatamente adottate – chiamarle «follie» significherebbe, infatti, postulare una debolezza umana inesistente all’interno del Terzo Reich – non mancarono quelle esoteriche e misticheggianti di alcuni esponenti del movimento nazionalsocialista. Si trattava di ricerche oscure finalizzate a selezionare, non solo attraverso gli esperimenti degli «angeli della morte» – i medici presenti nei campi di sterminio – la «purezza della razza ariana». Comincia così l’opera di Stefano Donno intitolata Corpo mistico. Un epistolario esoterico (Lab di Giulio Perrone, Roma).
L’Epistolario è un’autentica pugnalata al cuore dell’umana indifferenza. Una vicenda in bilico fra tensione narrativa e accurata volontà di descrizione che, talvolta, induce chi scrive a rivelare la sua profonda inquietudine, i dubbi e le paure di una religione vissuta nell’angoscia. «Mio Signore, mi rendo conto ora di essere il più grande peccatore che sia mai esistito», ammette il protagonista, scrivendo ancor prima che Hilter compisse la sua ascesa al potere. Lo stile cui Donno aderisce e scabro, forse anche violento, perché, se è vero che gli estremi si toccano, chi non assurge alla santità, si rifugia nelle spire del male. Arricchiscono il libro le continue richieste di intercessione a Maria, Madre celeste che richiama un femminile arcaico e accogliente. La copertina è di Paola Scialpi.
fonte La Gazzetta del Mezzogiorno
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