La gatta morta è la più controversa categoria femminile. Non seduce, non diverte, non esprime apertamente le sue convinzioni, la borsa le pesa, c’ha lo sbuffo incorporato, le mestruazioni per le i sono un calvario, gli amici del suo ragazzo per lei sono off-limits, i thriller per lei sono come “l’anticristo”, non te la da al primo appuntamento, e in testa ha un chiodo fisso: il matrimonio. Chiara Moscardelli è stata per anni una studiosa diligente, obiettiva, imparziale del fenomeno “gatta morta”, giungendo alla conclusione che “la gatta morta” ha la stessa mortalità del morso di un mamba: è mortale. Splendido romanzo d’esordio di un’altrettanto splendida trentacinquenne, che ti fa iniziare con un sorriso e ti lascia con un sorriso. Ecco un piccolo assaggio: «Con le mutande alle caviglie e il sedere all'aria non ebbi il tempo di pensare, né tanto meno di rivestirmi. Ero circondata da una cinquantina di militari con i mitra puntati, che mi intimavano di alzare le mani. Cosí per lo meno credetti di capire. E io le alzai. L'unica frase che mi venne fu: - Molto mal di pancia. - Montezuma, - mi rispose un militare senza abbassare l'arma. Quella sera imparai due cose. Era scoppiata la guerra in Chiapas: quelli che salivano sul pullman erano guerriglieri zapatisti. E avevo contratto un'infezione intestinale chiamata la vendetta di Montezuma. Comune cacarella». (stefano donno)
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