Like a little disaster è
Omphalos sono lieti di presentare “AH NOSTALGIA....” un nuovo progetto curato
da Giuseppe Pinto, che coinvolge, in
anteprima nazionale, le opere di due giovani artisti inglesi, Jacqueline Utley
e Tim Greaves.
La parola Nostalgia è nata
nel 1688, agli albori dell’era moderna, per mano del diciannovenne alsaziano
Johannes Hofer che si appropriava “nostalgicamente” di due parole greche,
nóstos (ritorno) e álgos (dolore), per descrivere una malattia ritenuta anche
mortale che colpiva i soldati svizzeri allontanati dai loro villaggi montani e
confinati in lontane guarnigioni, in paesi, lingue e suoni stranieri, chiusi in
un “dolore per l’impossibilità del ritorno”.
Nata in ambito medico, la
nostalgia ci mise pochissimo a rompere i troppo angusti confini delle scienze
esatte per sconfinare nei territori dell'astrazione, il desiderio nostalgico
non vuole ritornare ad un luogo, ma ad un tempo in cui c’era spazio per la
possibilità, il ricordare implica il confronto-scontro con l’irrecuperabile,
con l’irreversibile, con il limite.
E così, già nel Settecento,
la staffetta passò dai medici ai poeti, agli artisti e ai filosofi, in questo
modo la malinconia cambiò completamente area semantica, e nel far ciò cambiò
anche oggetto d'interesse.
Nel passaggio da patologia
curabile a stato d’animo incurabile, da male di provincia a condizione
esistenziale, la prospettiva della nostalgia si sposta verso campi sempre più evanescenti e indefiniti; la
nostalgia per un Paese mai visitato (Baudelaire), per l'infinito (Carducci),
per le cose mai esistite (Pessoa), persino, come in un ossimoro, nostalgia per
il futuro (Musil), o la nostalgia “anticipata”, rivolta ad un tempo che si
vorrebbe non far passare o perdere (Proust).
L’Ulisse contemporaneo lascia
il mare chiuso, oltrepassa le colonne d’Ercole ed entra nell’Oceano senza
limiti… “Chi lascia la casa ha già fatto ritorno”, per dirla con Borges. Perché
la patria dell’uomo è sempre altrove. Perché la nostalgia, in fondo, prevede un
viaggio di sola andata. Verso il futuro, Non più, o non solo, verso il passato.
L'atteggiamento nostalgico
che accomuna le opere dei due artisti è affrontato con intenti ed esiti
estremamente diversi. La Utley presenta piccoli dipinti concettuali nei quali
si alternano ironia e una straordinaria abilità pittorica ad alludere e citare tempi
e “mondi” lontani, passati. I dipinti appaiono polverosi e i colori sembrano
reggersi a stento sulla tela come se anche il tempo – nella finzione della
rappresentazione - avesse voluto lasciare la propria traccia. Il tempo cronos
non è raffigurato, le opere stesse non sono altro che un'immagine del tempo.
Emerge un particolare pathos, che consiste nel riconoscere nelle cose, negli
oggetti un decorso di tempo sentito come individuale, per poi essere presentati
con patetica compiacenza: un atteggiamento che nasce dalla coscienza di una
discontinuità storica.
I piccoli gioielli di
Jacqueline Utley - fiori, piccole
composizioni di oggetti comuni e minimi e qualche essere umano - sono pervasi
da una riflessione concettuale sugli stereotipi culturali e visivi, sono un
estremo miscuglio di riferimenti, linguaggi e stili che vanno dalla pittura
tachista degli anni '50 alle nature morte di Giorgio Morandi, dalle
composizioni floreali di Henri Fantin Latour – in versione mini - alla cultura
popolare, tutto avvolto da un lirismo che sa di beffa, di ironico pensamento e
ripiegamento nostalgico. Le piccole dimensioni attirano lo spettatore
all'interno dell'esame della finzione pittorica, uno sguardo che deve
attraversare l'iniziale senso “ornamentale” per giungere alle macchie e alle
sfocature dell'irreale, dell'inesistente; dipingendo il non reale mascherato
come autentico Utley rivela metaforicamente l'artificio della pittura stessa.
Il lavoro di Tim Greaves è
una risposta visiva all'attuale condizione globale dominata da nomadismi
vertiginosi e dal senso di dislocamento da un lato, e dal desiderio di
continuità e di autenticità o appartenenza dall'altro. Questa situazione
riflette anche la sua condizione privata, di artista londinese trapiantato a
Berlino, la città che negli ultimi decenni ha – più di tutte - accolto e vissuto ondate culturali babeliche
accompagnate da un senso di cambiamento infinito in cui è impossibile
immaginare alcuna ipotesi di permanenza.
Le sue opere sono cariche di
riferimenti storici al passato attraverso l'uso di materiali e processi,
immagini e idee. Negli ultimi lavori i riferimenti provengono dal contesto
della società borghese inglese; i suoi spazi, i suoi decori e i suoi ornamenti
che impiegano un estetica radicata nel desiderio nostalgico. Il rapporto con un
passato, con una storia che diventa paradigma di appartenenza, è
particolarmente evidente nei processi artigianali del suo lavoro, nei materiali
utilizzati e nella sua nostalgia per un lavoro che richiede tanto tempo. La
manualità è contrapposta alla riproducibilità attraverso un oscillazione
continua in cui tecnologie attuali e superate si alternano.
I riferimenti storici dei
lavori provengono dal suo passato culturale, dal 19° secolo britannico, con
particolare enfasi dall'epoca vittoriana. Citazioni e appropriazioni della
cultura visiva di quel tempo, dei lavori di
William Morris e dell' Art
and Crafts, come nel caso della serie in mostra “Two Pattern the Same”, in cui
due motivi floreali di Morris sono stati
sovrapposti, intrecciati, sedimentati – come la memoria - in una soluzione estetica nuova, attraverso
processi di stampa manuali e il disegno a matita.
Rivisitando le idee di
Morris, dell'Art and Craft, così come quelle dei Preraffaelliti nel contesto
contemporaneo Greaves si interessa della loro eredità nella coscienza pubblica;
guardare indietro, fare riferimento al passato sono atti che tentano già di
creare permanenza e un senso di appartenenza nel presente, in questo modo
Greaves si interroga anche sulle
modalità di riemersione della la storia e della storia visiva, sulle sue
riproduzioni nel corso del tempo e su come la soggettività contemporanea la
percepisce e le ripensa nel presente.
BIO
Jacqueline Utley
2013 Suppose An Eyes touring
exhibition/project , Apha Nova Kulturewerkstatt und Galerie Futura, Berlin, De,
Transition Gallery, London UK and Vane Gallery, Newcastle UK - This Me of Mine,
curated by Jane Boyer, Ipswich Art School Gallery UK- “A smile spreading, like
a secret...”, Harts Lane Studio, London - Fleeting Resonance, St Paul’s house
Project space, London UK- GHost club, B& B Project space Folkestone Fringe
Triennial, Kent - 2011, Creekside Open selected by Dexter Dalwood, APT Gallery,
London UK - 2010, Stardust Boogie Woogie, Version 4, Monika Bobinska, London UK
- Prognostic Bridewell, APT Gallery, APT Bursary Exhbition, London UK - Fringemk, Mk Gallery, Myllton Keynes, UK -
Creekside Open, Selected by Mark Wallinger, APT Gallery, London, UK.
MA Drawing, Camberwell
College of Art. BA (Hons) Fine Art Painting, Chelsea School of Art.
Tim Greaves
SELECTED SOLO EXHIBITIONS;
2014, Fantasia, Praterstrasse 48, Berlin, DE -
2011, Jalousien, Praterstrasse 48, Berlin, DE– 2009, This Twilight Could
be Right, Kotti-shop, Berlin, DE - SELECTED GROUP EXHIBITIONS; 2013, Suppose
and Eyes, Alpha Nova Kulturewerkstatt und Galerie Futura, Berlin, DE – 2012, Zu
Hause. LoBe, Berlin, DE - Detail, Ohne Titel. Hobrechtstrasse 26, Berlin, DE -
Omnia Mea Mecum Porto, Kotti-shop, Berlin, DE – 2011, My Own Private Leitkultur,
Parkhaus Projects, Berlin, DE - This is what happens with that kind of thing
Historischen Gewölbekeller, Spandau, DE- From the nipple never satisfied,
Nadania Idriss Contemporary, Berlin, DE - The Knot (A-maze-ing), Parcul Carol
I, Bucharest, Romania - Reduxdelux, Parkhaus Projects, Berlin DE - The Knot
(A-maze-ing), Marianneplatz, Berlin, DE - 2008 Enter the Diarama, Extrapool,
Nijmegen, Netherlands - Oxford Open, Modern Art Oxford, Oxford, UK – 2006, Then
+ Then, Shoreditch Town Hall, Caretakers Lodge, London, UK.
Post Graduate Diploma Fine
Art, Chelsea College of Art, London, UK. BA Fine Art, University of Newcastle,
Newcastle upon Tyne, UK.
OMPHALOS
Via Toselli 21, Terlizzi, Ba,
ITA
+39 080 3512203 - +39
3397313644
LIKE A LITTLE DISASTER
Via Garibaldi 7, Torre Santa
Susanna, Br, ITA
+39 3335282796
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