Il libro si legge con il ritmo di
un treno in corsa, le fermate alle varie “ stazioni” devono essere brevi poiché
la lettura è così incalzante che rapisce. Chiaro e leggibilissimo il testo è
come un racconto immediato che segue un sogno bello e inverosimile di cui si
vuol condividere con altri il contenuto e lo stato d’animo che ha suscitato. Uno
scrittore si trova improvvisamente immerso nella notorietà e nel denaro che
arriva a palate per la pubblicazione di un suo libro che lui aveva scritto
quasi per ingannare il tempo , senza alcuna convinzione né amore , mentre altri
due romanzi scritti con grande dedizione, approfondimenti e quindi molto validi
erano stati sempre rifiutati dalle case editrici. All’incredulità per un
successo insperato e non meritato subentrerà per lui il fascino della fama,
degli abiti firmati, degli Hotels di lusso, dei locali alla moda, delle
bellissime ragazze da portare a letto e di cui poi non ricorderà neanche il
nome, il tutto imbevuto dall’ alcool , dalla cocaina, dall’arroganza e dalla
prepotenza.....e lui è sempre più fuori da se stesso in una sorte di torpore decisionale
che lascia scegliere a colui che si è impossessato della sua anima. Il libro
prosegue la sua corsa verso il successo in tutto il mondo, con il lavoro
incessante della sua agente che più che innamorata del libro è ormai posseduta
dalla voglia di denaro che aumenta sempre di più. Le librerie sono gremite di
gente fino all’inverosimile, ormai il volto dello scrittore è quello più
diffuso, il suo libro è primo in classifica ed anche gli altri romanzi
precedenti vengono accolti con tripudio da quelle stesse case editrici che li
avevano rifiutati. Il protagonista paga però un prezzo molto alto per questo
successo : non scrive più ne ha voglia di farlo. Quello che prima per lui era
elemento vitale diventa un peso. Leggendo il libro saremmo portati a pensare
che sottosotto si nasconda del cinismo oppure è quello che accade nella realtà
? Un grande successo ti stritola in un meccanismo da cui non puoi o spesso non
vuoi uscire ed alla fine forse è giusto affermare ( come fa l’autore) che “ il
profitto dell’ozio ha più valore di quello del lavoro “. Con grande ironia si
svelano i meccanismi di un’editoria che dinanzi ad una operazione ben fatta di
marketing perdono il contatto con quello che dovrebbe essere il loro vero
compito : la valutazione della qualità dell’opera.
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