Una Compagnia di Avanspettacolo in giro per l’Italia degli anni cinquanta. E una bambina, Elena, che, per una serie di circostanze, si trova a dover seguire la prima ballerina, sua zia Giorgia, unica parente rimastale. E’ la stessa Elena che, diventata adulta, racconta in prima persona quell’esperienza, ricostruendo storie e avventure, ambienti e atmosfere di un mondo scomparso. Vagoni di terza classe e stazioni di paesotti proletari, luride pensioni e squallidi cinema di periferia sono i retroscena di spettacolini pretenziosi dove luci e musica, piume e lustrini regalano quarantacinque minuti di evasione a molti che hanno ancora nell’anima le cicatrici della guerra, che faticano a trovare la loro porzione di benessere. E mentre l’Italia si risolleva ricostruendo e rinnovando, e il mondo dello spettacolo si apre a nuove forme, l’Avanspettacolo inizia la sua rapida e inesorabile agonia, tra le illusioni svaporate nella luce bianca del televisore. I nuovi divi e la nuova cinematografia, le rassegne canore, di bellezza, di moda, i rotocalchi, la pubblicità, la politica e lo sport, le auto e gli elettrodomestici: è un’intera nazione che si evolve sotto gli occhi opachi di chi non vuole accettare il cambiamento dei costumi, e quelli vivaci di chi prende la rincorsa verso il futuro. Giorgia e le sue compagne, tra l’aspirazione al successo e la voglia di famiglia, tra avventure fugaci e speranza di un grande amore, sono le ultime donnine di spettacolo additate ed emarginate dai benpensanti, oggetto di effimero piacere, non degne di rispetto e di giustizia. Il racconto leggero e lucido di Elena, filtra la memoria nebbiosa e selettiva dell’infanzia, rimane il distillato dei profumi, quelli stessi che nella passerella finale facevano sognare i giovani dei primi anni cinquanta.
Info: redazione@giuseppelaterza.it
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