Bozzetti, istantanee, schizzi, novelle, documentari, registrazioni e
cartoline non illustrate provenienti dal profondo sud-est della penisola. Un
viaggio nel presente e nel recente passato, tra personaggi e interpreti del
Salento di ieri e di oggi. I racconti, alternandosi tra commedia e tragedia, si
sviluppano intorno a quella pulitica
intesa dai vecchi salentini come dignità civica, come rigore etico,
presentabilità sociale. Un ritratto ironicamente impietoso, e senza
infingimenti, su di una realtà sociologica sciroccata. Da un rapporto d’amore
contrastato con questa terra, la riflessione su come eravamo e come siamo
diventati, così da ripartire per migliorarci.
I racconti, molto diversi tra loro ma accomunati da un irrefrenabile spirito
savonaroliano sono scritti in una lingua sincera, potente e sfrenata che è
anche cifra stilistica che pervade l’intero volume. Resta mette in scena frammenti
di realtà paesana, attuali e antichi, appunti di viaggio, notarelle nostalgiche
sulla propria e altrui esistenza: costantemente animato dall’indignazione,
animata da un forte sentimento etico-politico ma anche dal rimpianto per valori
antichi che sembrano essere stati spazzati via dalla massificazione prima,
dalla globalizzazione poi. In molti dei pezzi di questo collage, risuonano
parole come “onore”, e si avverte, inconfondibile, una basilare scelta di campo
che è quella di raccontare le storie degli uomini dal punto di vista della
storia della lotta fra le classi. Ed è così che scorrono istantanee di vita
giovanile degli anni Settanta, scritte con lingua mimetica e contaminatissima,
e pagine di minuziosi ricordi d’infanzia in cui la personale madeleine
dell’autore si incarna nella sessula, sorta di paletta per raccogliere i legumi
da un sacco di juta. Gente che si arricchisce, gente che fallisce miseramente,
donne virtuose e donne sfrontate, figli che crescono “con pane e senza pane” e
monumenti zurighesi all’emigrante e resoconti di vita quotidiana che devono
tutto alla propagazione orale e, per questo, via via più contraffatta. In un
quadro d’insieme in cui la fiducia per il futuro è assai tenue: come scrive
Resta, nel dialetto salentino non esiste il tempo futuro, ma siamo pieni zeppi
di passati remoti, c’è ancora spazio per l’incanto dorato di un bagno
purificatore in questo nostro mare amato non meno che deturpato di Così cambia
la vita.
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