Shori è una ragazzina colpita da
una forma di amnesia selettiva, condotta dalle sue stesse abilità a una
scoperta sensazionale: sopravvissuta alla strage della propria comunità, è in
realtà una vampira di cinquantatré anni geneticamente modificata per essere
immune alla luce del sole, la figlia perduta di un’antica razza di creature
semi-immortali, gli Ina, che vivono in misteriosa simbiosi con il genere umano.
Dopo il risveglio traumatico in una caverna, dimentica del proprio passato e
protetta dalla pelle scura, dovrà lottare per difendersi da chi vuole
annientarla definitivamente. L’ultimo capolavoro di Octavia Butler contribuisce
alla creazione di un nuovo modello di storie sovrannaturali, che si discosta
dal classico romance gotico per approdare a una più attuale declinazione di
fantascienza sociale.
Octavia Estelle Butler è la più
nota scrittrice afroamericana di fantascienza. Nata il 22 giugno 1947 a Pasadena, in
California, si definisce “confortevolmente asociale, una eremita nel centro di
Los Angeles, pessimista, femminista, uno strano miscuglio di pigrizia e
ambizione, di perplessità e sicurezza”. Nei suoi romanzi si raccontano i
conflitti razziali e tra i sessi, le difficoltà delle minoranze, la
segregazione dei ‘diversi’, alieni e terrestri. Butler ha ricevuto molti
riconoscimenti (anche al di fuori del genere): ha ottenuto il premio Hugo nel
1984 con il racconto Speech Sounds e di nuovo nel 1985 con Bloodchild (che ha
vinto anche il Nebula). Tra le sue opere più importanti ricordiamo il ciclo dei
telepati di Patternmaster e la trilogia della Xenogenesi. La parabola dei
talenti, seguito de La parabola del seminatore (Solaria 4, aprile 2000) si è
aggiudicato nel 2000 il premio Nebula.
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