venerdì 29 agosto 2008

Eva (diario dall'Eden) e 8 marzo 2003 di Annamaria Ferramosca


















Eva
(diario dall’Eden )


Alba. Mi sveglia
un’inquietudine lucida: solito
letto di fiori, solito
traboccante profumo
Nausea. Questa luce imperiosa
che mi ama in ogni millimetro, eterna
Mi vedo deforme
in questa veste deiforme, perfetta

Ho sognato, stanotte
profezie di dolore: vagavo
lupa in cattività, nel Giardino
sontuoso, immutabile
Non resisto. Allo zenit fuggo
decisa, sotto l’ombra del melo

Scelgo. Il dolore che libera
la finitezza del tempo
Addento
la polpa sapida e bassa
che mi abbassa
fino alla terra scarlatta, all’essenza
dell’humus, sangue della nascita

Notte. Adamo
oh mio capitano
non puoi che seguirmi
seguire il vaso intuitivo
di femmina, il tuo femminile
cavità del tuo desiderio
pienezza della mia costruzione

Benedico quel frutto
E’ valso soffrire se il grido
mentre offro mio figlio alla terra
il mio grido, il suo grido
è sublime

Germogliano intanto
i semi di mela che avevo sputato
Intorno
ho un ardente meleto





8 Marzo 2003
a chi mi chiede se ci sarà guerra


Accolgo la tua pena, la stratifico
sulla mia luna stupefatta
su questi piccoli soli di mimosa in eclisse
anch’io coperta d’ombra, incredula
per questo terrore antico
per questa balbuzie di preliminari
Il gioco non ha regole - non si gioca col fuoco -
è gioco che traccia la storia - come dicono -
ineluttabile
( Forse. Le tracce insondabili, scarlatte )

Resto nella caverna dove mi sospingono
tigre accucciata, strega carezzevole
Tra le gambe stringo il mistero traslucido
el amor brujo, l’uovo da proteggere
Non smetto
il mio canto sommesso che dissuade
paziente, sotto
l’impazienza del cielo





da Curve di livello di Annamaria Ferramosca
Marsilio, collana Elleffe, 2006

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