“The girl is two girls?”: una donna con quattro braccia e quattro gambe è un’immagine che mi piace definire sintetica perché elaborata mediante computer attraverso una manipolazione digitale. La sua finalità è quella di creare un mini-mondo simbolico; la legittimazione in un suo proprio codice. Si tratta, infatti, di un’immagine-linguaggio, che struttura un proprio universo di simboli utilizzando un procedimento per così dire ‘immateriale’ perché basato su processi logico-matematici astratti quali appunto quelli computerizzati.
Naturalmente, ci muoviamo in un ambiente simbolico che non ha nulla a che fare con l’esperienza perché rappresentazione della mente.
Per fare un esempio pratico, prendo come punto di riferimento la vita dentro il circuito urbano di una metropoli. Se mi limitassi a scattare delle foto o a riprodurre con la matita ciò che vedo, finirei solo per fare una descrizione oggettiva di quell'ambiente. Se, invece, sottopongo quelle foto a degli opportuni effetti grafici digitali dettati dalle mie sensazioni in quel luogo, allora riesco a esprimere la mia interiorità, perché quelle immagini –manipolate- avranno ombre, colori e distorsioni o addirittura saranno riformulare e ricostruite utilizzando un codice che è il mio modo di percepire, del tutto soggettivo.
La rielaborazione di immagini implica, quindi, un processo di trasformazione di un’immagine data per ottenerne una nuova. Spesso detto processo si combina con quello di integrazione, cioè di composizione di una nuova forma, di un nuovo oggetto, utilizzando più immagini date.
Quello che ho utilizzato, allora, non è più, quindi, applicazione legata esclusivamente alle professioni del disegno tecnico o del marketing, i cui effetti possono essere quelli tipici di una cd “creatività di servizio”, di tipo ludico e spettacolare come quella ampiamente utilizzata dalla pubblicità e dal cinema; non più la logica della falsificazione o della duplicazione del reale sotto forma di iper-realtà, alla quale la pubblicità ci ha ormai abituati, ma, finalmente, la creazione di una diversificazione dell’immagine in opposizione all’anonima massificazione mediatica.
Questo ritengo sia il modo nuovo e finalmente radicale per esprimere “la rivoluzione del nostro tempo, prima fra tutte la cibernetica e internet, la cui conseguenza più evidente sul piano sociale sta nel rafforzamento della perversità dei processi di globalizzazione, cioè la diffusione su base planetaria dell’ideologia del capitalismo di mercato e dei principi della democrazia occidentale” (Demetrio Paparoni, L’arte contemporanea e la sua ridefinizione): l’utilizzo degli stessi mezzi che il sistema ha creato per combattere il sistema stesso e fare in modo che l’arte riconquisti un campo d’intervento nuovamente predominante e per lungo tempo perso.
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