Elio Coriano. Classe 1955. Poeta. Con la “P” maiuscola. Ricordo “A tre deserti dall’ombra dell’ultimo sorriso” (Three deserts from the shadow of the last mechhanical smile – Premio Venezia Poesia 1996), con Conte editore nella collana Internet Poetry, fondata da Francesco Saverio Dodaro. Splendide le sue “Pianure del silenzio” tradotto in cinque lingue. Poi ci sono state per Luca Pensa Editore, le “Scritture Randagie” con la prefazione del filosofo cileno Sergio Vuskovic Rojo, e ancora le “Letture Pubbliche (poesie 1996-2001)” per Icaro editore. Oggi per Lupo editore Elio Coriano, esce con un’opera tersa e dall’alto potenziale immaginifico … pur trattandosi di Poesia, che sovente ama rosicchiare la “fantasia al potere”. “Controlla le tue ebbrezze di conoscenza/ tutti i libri del mondo non ti insegneranno/ né a vivere né la vita/ sarai tu a storcere a spezzare/ a essere storto a essere spezzato/ e ricaverai succo aspro dalle vendemmie di silenzio/ e lo berrai fino all’ultima goccia/ e per il dolce dovrai schiacciarti sulle labbra/ api selvagge e non d’alveare/”. La cura dell’introduzione non a caso è stata affidata a Giuseppe Cristaldi, scrittore, militante, sovversivo della parola. Elio Coriano conosce perfettamente il peso delle parole e sa che le parole possono modellare la materia bruta, possono trasformare ciò che è oscuro in luce purissima, possono creare il futuro come profezia e incanto. Già perché questo poeta si è irrobustito nella selva rude e selvaggia della “grecìa salentina”, ha respirato la rabbia di Salvatore Toma, è diventato “profeta” della magia del verso. Coriano ha avuto secoli e secoli a sua disposizione capendo che non sono neanche loro sufficienti a resistere al dolore delle menzogne. Coriano ha piegato il caos, e l’ha trasformato in ordine, nutrendolo di fiato, fatica, e verità. Ora al di là di qualsiasi encomio per un poeta che sa il fatto suo, il valore di questa raccolta è che dosa sapientemente umanità, bellezza e tensione di denuncia attraverso un canto dirompente che sbriciola tutto ciò che assume le fattezze di catastrofe e smarrimento. L’insonnia dunque è urlo ancestrale, è superba “volontà di potenza”. E se tutto ciò può apparire troppo per un libro, allora manca solo di assistere ad una sua performance e si capirà cosa significa forgiare nel fuoco, come direbbe Gabriele D’Annunzio, “la gioia, la gioia, la gioia questa invincibile creatrice” (Stefano Donno)
Il lamento dell’insonne – di Elio Coriano (Lupo Editore, 2010, pp. 143, euro 13)
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