Riprendiamoci la politica, l'economia, un
lavoro, una vita dignitosa: è questo il grido che si leva unanime dalle
sponde del Mediterraneo. Monta la consapevolezza che la crisi che oggi
minaccia di annientarci viene da lontano, erede di una lunga serie di
catastrofi - dall'Argentina alla bolla dei mercati asiatici ai crack
statunitensi - ormai troppo numerose per essere casuali. È ora di
ammetterlo: è l'alleanza tra una politica sempre più corrotta e una
finanza sempre più avida che ha sequestrato la nostra democrazia e ci
sta portando alla rovina. Mentre istituzioni di controllo come la Banca
Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale intervengono a
peggiorare la situazione. Dalla primavera araba, che ha abbattuto i
regimi dittatoriali della Tunisia e dell'Egitto, arriva una nuova
ventata di protesta e di impegno. La rivoluzione sta dilagando in
Europa, nella Spagna degli Indignados, in Grecia, in Italia con la
mobilitazione referendaria, il popolo Viola, il movimento "Se non ora
quando?". La parola d'ordine è: Basta! I protagonisti sono soprattutto i
giovani, quelli a cui la politica ha riservato precariato,
disoccupazione e lo spettro di una nuova povertà. Sul Mediterraneo, fa
notare Napoleoni, si affacciano Paesi molto simili fra loro: economie
avariate, oligarchie corrotte, disoccupazione e mancanza di servizi
sociali, un sistema che regolarmente sceglie di garantire i privilegi di
pochi a scapito della maggioranza.
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