I versi, la voce, le note nelle “mani del Sud”: Daniele Durante canta Vittorio Bodini e i suoi versi ormai divenuti “simbolo”, fotografie poetiche, immagini raffinate e straordinari racconti di scorci e momenti, di incantesimi e realtà, di storie e di Storia. “Le mani del Sud” sono un’opera musicale e letteraria nata grazie al coinvolgimento della casa editrice Besa e dell’etichetta Anima Mundi, cd più libro, in vendita a Lecce e provincia in abbinamento facoltativo a quiSalento, al prezzo di 15 euro. “Le mani del Sud”, spiega Daniele Durante, “sono servite spesso a dilaniarsi e ad erigere paletti e barricate con cui inibire ed annientare tutto ciò che gli altri cercano di costruire, ma sono servite anche a produrre suoni che, stratificandosi, hanno dato origine a quel fermento musicale salentino invidiato da molti. Le mani del Sud, con questo lavoro, riconsegnano le parole di Bodini alla sua terra, nella speranza che la musica contribuisca a diffonderne il magico suono”. Il cantautore salentino riprende una sua vecchia idea, nata ai tempi del Canzoniere Grecanico Salentino, condivisa con Rina Durante e poi accantonata. Ma un’idea che non è più andata via e ripresa oggi, a più di quarant’anni dalla morte di Bodini, dopo l’esplosione della “salentinità” e con l’esigenza, forse, della riscoperta dell’intimità di una terra in preda a clamore e confusione. Quella terra raccontata da Vittorio Bodini come da nessun altro, perché Bodini “era salentino ma anche ‘esterno’ (viveva spesso fuori)”, spiega Daniele Durante, “quindi il rapporto tra il poeta e la sua terra era conflittuale e pieno di rancore, come tutti i grandi amori”.
Un lavoro nato dalla consapevolezza che la poesia di Bodini ancora oggi con straordinaria lungimiranza fotografa tutte le contraddizioni del Sud. Un’operazione, perché no?, anche abbastanza rischiosa, che ha lasciato negli anni non pochi interrogativi allo stesso musicista, sul fatto che potesse essere “inutile” o perfino “dannosa”. Così non è stato, e le dieci poesie-canzoni, o canzoni-poesie, scivolano senza forzatura alcuna, il che dimostra come Daniele Durante abbia letto, pensato, metabolizzato quelle immagini, scegliendo le poesie da musicare, certamente in base alla bellezza del testo, ma anche e soprattutto dalla possibilità che questo offriva nell’essere musicato. In qualche poesia Durante spiega pure di aver “forzato la mano”, cambiando la suddivisione in versi, inserendo ritornelli e ripetizioni nei testi originali, solo per renderli più vicini alla “forma canzone”. Da “Le mani del Sud”, la “madre ispiratrice” del progetto, a “Finibusterrae”: partenza e arrivo di questo percorso per immagini e note affrontato con la chitarra in mano e… “Col tramonto sulla spalla”. Quindi le altre poesie-canzoni: “Due cose non ha il Sud”, “Conosco appena le mani”, “Qui non vorrei morire”, “Viviamo in un incantesimo”, “Cade a pezzi”, “Battono colpi a case addormentate”, “Cocumola”, ognuna con una linea melodica ispirata dal testo. Ballate malinconiche e nostalgiche, nenie “latine” e popolari, dolci e accattivanti, sobrie e ritmate. Questo nel cd, al quale hanno dato il loro contributo Francesca Della Monaca, voce e percussioni, Luigi Bubbico, al piano, e Stefano Rielli, al contrabbasso.
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