Accusata per due volte di plagio
- nel 1998 da Marie NDiaye per "Nascita dei fantasmi", e nel 2007 da
Camille Laurens per "Tom è morto" Marie Darrieussecq decide, per
meglio difendersi, di cercare di comprendere ciò che le è accaduto. Intraprende
così un viaggio nel paese cupo e inospitale della plagiomania, di quel
desiderio folle di essere plagiati che può portare alla calunnia. È un
territorio in cui ogni scrittore si barrica nel proprio spazio per tutelare la
presunta e mitizzata unicità della propria voce; il bisogno di essere letto e
amato si intreccia con l'ossessione tutta contemporanea per l'originalità, la
veridicità, l'espressione in prima persona, per cui ogni tentativo di indagare
i sentimenti di un personaggio di finzione è considerato un'intrusione nel
campo di chi quei sentimenti li ha vissuti nella realtà. Prendendo spunto dai
casi delle più clamorose accuse di plagio, come quelle rivolte a Freud, a
Celan, a Mandel'stam, a Daphne du Maurier o a Émile Zola, e basandosi sugli
studi che hanno affrontato il fenomeno dal punto di vista sociologico,
psicologico e legale, l'autrice individua nella Russia dei primi anni della
Rivoluzione il legame tra ossessione per il plagio e persecuzione dei poeti. In
un libro che vuole essere un omaggio alla forza della letteratura, Marie
Darrieussecq smaschera così i tratti più inquietanti della plagiomania...
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