Si può parlare della Shoah in tanti modi. In Se questo è un uomo Primo Levi
lo ha fatto con poesia, coinvolgendo l'umanità intera in un capolavoro che
tocca l'emozione di tutti, nel suo unire la bellezza della parola all'orrore
umano. E in questa storia proprio Se questo è un uomo e Primo Levi guidano un
bambino che vivrà con la grazia propria della sua età un evento che ancora gli
uomini non si riescono a spiegare. L'infanzia entra nella Storia più cupa ed
aberrante, provando a sfiorare il mistero del buio della coscienza dell'uomo
europeo. Levi la accompagna nei luoghi del degrado della nostra civiltà, e lo
fa con la sua prosa immortale come intermezzo, che cerca di spiegare
l'inspiegabile all'innocenza di chi non ha ancora saputo tutto dell'Uomo.
Questo romanzo ci condurrà per mano in un incubo che non può essere lasciato
solo al passato. Una storia che ci porterà a sentire l'inesorabilità del male
ammantato dall'ingenuità dell'infanzia e dalla profondità della letteratura. Un
libro che fa della semplicità lo strumento di narrazione per rispettare quei fatti
senza rinunciare all'immaginazione e alla speranza. Riuscirà l'ingenuità
dell'infanzia a lenire la drammaticità della realtà? O nulla si può al cospetto
di quello che l'uomo è capace di fare quando conosce l'inverno della sua
coscienza? Un libro scritto senza artifizi intellettuali, che parla con la
lingua dei ragazzi di quello che i ragazzi non dovranno mai conoscere.
Sofia Schito vive a Felline, in provincia di Lecce. Da anni impegnata in
attività che vedono coinvolti ragazzi delle scuole elementari e medie, trae da
loro continua ispirazione. Ama scrivere da sempre, sin da quando a scuola ha
sentito parlare per la prima volta di soggetto, verbo e complemento. Lo
testimoniano le scatole sull'armadio della sua stanza piene di diari che ha
cominciato a scarabocchiare quando era poco più che bambina. La storia invece è
una passione che le è venuta negli anni. Lo testimoniano i voti, poco
lusinghieri, che ai suoi compiti dava il professore del liceo. Ogni volta che
le restituiva un compito corretto, la domanda era sempre la stessa:
"Sofia, a che serve copiare?". Per lei allora aveva un senso,
significava evitare di trascorrere interi pomeriggi a memorizzare date, luoghi
e avvenimenti. Col passare del tempo, per fortuna, si è resa conto che la storia
è ben altro. Dopo la maturità scientifica, si iscrive alla facoltà di Lettere
dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e al terzo anno, al momento
della scelta dell'indirizzo, forse per una sorta di legge del contrappasso,
sceglie proprio l'indirizzo storico. La
B capovolta è il suo primo romanzo per ragazzi. Nella scelta
dell'argomento, ci sono buone probabilità che si sia ispirata alle iniziali del
suo nome.
Nessun commento:
Posta un commento