mercoledì 7 dicembre 2011

SIMONA MUCI CONSIGLIA: Il bosco dei baci spenti di Giorgio Bona (Besa editrice)























Alta Val Susa. 1948. In un crepaccio viene trovato un cadavere, ormai irriconoscibile. Poco tempo prima, da Salbertrand, sono scomparse due persone: un uomo e una donna. Uno è Giuseppe, Bepi, scampato miracolosamente dalla campagna di Russia e tornato con l’animo carico di rancori e di segreti. La donna è la suocera, Gisella, pettegola e frivola. Prima della chiamata alle armi, Giuseppe si unisce in matrimonio con Bianca. Sono i genitori dei due ragazzi a tirare le fila, convogliandoli verso un’unione che non li convince appieno. Giuseppe è il più diffidente e sembra fiutare qualcosa che non scorre per il verso giusto. Lei si mostra più accomodante, apparentemente fa andare bene le cose soltanto per accontentare la madre. Il racconto si snoda tra flash back e voci in presa diretta, seguendo la pista dell’indagine. I luoghi sono quelli indomiti e selvaggi intorno a Salbertrand, in Val Susa, e in questo scenario Bona ci racconta il dramma degli inganni: amore, fiducia, incoscienza, tradimenti, sparizioni, omicidi, dove la trama si complica e si tesse di intrigo e di mistero.
Giorgio Bona, piemontese, classe 1956, vive a Frascaro, un piccolo paese del Monferrato tra Alessandria e Acqui Terme. Ha tradotto dall’inglese autori come Lee, Muir e Hamburger e dal russo la raccolta antologica Fiabe dei Balcani a Vladivostock (Besa, 1999).

Con Besa ha inoltre pubblicato Chiedi alla nuvole chi sono (2008) e Ciao, Trotzkij (2010).

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