Cos’è la musica? A che serve e
qual è la sua origine? E poi, c’è un rapporto tra musica, scienze e filosofia?
Può la musica essere uno strumento di conoscenza del mondo? Molte risposte sono
state date nei tempi e nei luoghi più diversi. Solo in India, nei primi secoli
dell’era cristiana, è stato formulato un sistema che si mostra tuttora valido
nei suoi elementi fondamentali. La musica, nella tradizione indù, non è solo
un’arte, ma una vera e propria scienza, quindi sulla teoria e la pratica di
essa è stato costruito uno specifico yoga, un percorso interiore su base
sperimentale. Il pensare musicale indiano esalta proprio la funzione della
musica come mediatrice somma fra l’uomo e l’universo. In vicende alterne di
fortuna e oblio, ovvero lungo gli incontri e gli scontri di questa arte con
culture e dominazioni straniere, si dimostra come la teoria metafisica della
musica si trasformi in azione e come il suo fine sia modificare l’uomo e la sua
esistenza. Qui e ora. Attraverso la testimonianza di eminenti musicologi
indiani contemporanei, l’intenzione del libro è mostrare le arti, e in
particolare la musica, quali lenti interpretative del “reale”, private dei loro
contenuti originari dai mutamenti del tempo e dalla mancanza di comprensione e
piegate all’ambito dell’emozionale e del sentimentale. Paolo Pacciolla dal 1995
inizia, in India, una ricerca sulla musica classica indiana. Compone ed esegue
le musiche per gli spettacoli di Sutra - Arti performative, presentati in diverse
rassegne e festival in Italia e all’estero.
Suoi scritti sono apparsi sulle riviste
“Melissi” (Besa) e “In Corso d’Opera” (Università degli Studi di Lecce) e negli
Atti dell’XI e XII Convegno Nazionale di Studi Sanscriti, tenutisi a Milano,
rispettivamente nel novembre 2002 e nel settembre 2004.
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