La psicologia della giustizia
punitiva (1918) è un testo nel quale Mead riflette sul senso e sull’efficacia
della pena, in una fase nella quale lo sviluppo e l’attività dei tribunali
giovanili pongono il problema di una sua considerazione rinnovata, svincolata
da una dimensione meramente remunerativa e deterrente, e dai suoi risvolti
apparentemente aggregativi della comunità.
L’analisi del rapporto tra la
comunità e le sue relazioni interne, al presentarsi di un “nemico”, è occasione
di riflessione, come in altri interventi simili, anzitutto sul contributo che
l’approccio scientifico può offrire all’interpretazione e alla soluzione dei
problemi sociali. Nel caso delle istituzioni “del diritto criminale”, come le
chiama Mead, una loro riforma, in rapporto con la dinamica razionale degli individui e delle comunità, è
mezzo per uno sviluppo positivo dell’organizzazione sociale. Nel modificarsi e
determinarsi delle condizioni sociali che lo rendono possibile, sta la verifica
del successo di questa politica. È un percorso non facile del cui esito
positivo è premessa un rapporto con una capacità intellettiva che, nel caso
specifico, sfida la presenza sociale ripetuta della guerra, riproponendo il
senso dell’azione democratica autonoma degli individui.
George Herbert Mead (South
Hadley, 27 febbraio 1863 – Chicago, 26 aprile 1931) è stato un filosofo,
sociologo e psicologo statunitense, considerato tra i padri fondatori della
psicologia sociale. George Mead nacque in una famiglia della media borghesia di
culto protestante composta dal padre, Hiram Mead, dalla madre, Elizabeth
Billings, e dalla sorella Alice Mead. Suo padre, discendente da una stirpe di
agricoltori e uomini di culto, era un ex pastore della Chiesa congregazionale
di South Hadley che ricoprì un incarico speciale nel seminario teologico di
Oberlin nell’Ohio. Nel 1879, George Mead si iscrisse all'Oberlin College dove
si diplomò nel 1883. Si interessò inoltre di letteratura, poesia e storia e
pubblicò un saggio su Charles Lamb nel 1882. Dopo la laurea, Mead insegnò per
circa quattro mesi in una scuola elementare. Per i successivi tre anni lavorò
con mansioni di geometra per la Wisconsin Central Rail Road Company. Nell'autunno
del 1887, Mead si iscrisse presso la Università di Harvard dove seguì in particolar
modo i corsi di filosofia e psicologia. Ad Harvard, Mead fu allievo di Josiah
Royce, che ebbe grande influenza sul pensiero di Mead, e di William James, dei
cui figli fu precettore. Nel 1888, Mead si laureò ad Harvard conseguendo il
dottorato in filosofia e quindi si trasferì a Lipsia in Germania per seguire le
lezioni del psicologo Wilhelm Wundt, da cui apprese il concetto di
"gesto" che sarà fondamentale in seguito nelle sue opere. Nel 1891
Mead sposò Helen Castle, la sorella di un amico conosciuto ad Oberlin.
Nonostante non avesse completato la tesi, Mead riuscì ad ottenere, in quello
stesso anno, un posto nella Università del Michigan. In questa Università, Mead
fece la conoscenza di Charles Horton Cooley e John Dewey, i quali avrebbero
influenzato molto il suo pensiero. Nel 1894 Mead si trasferì, insieme a Dewey,
presso la Università
di Chicago, dove svolse la sua carriera accademica fino alla fine dei suoi
giorni. L'influsso di Dewey spinse Mead ad interessarsi alla teoria pedagogica,
ma il suo pensiero ben presto si discostò da quello di Dewey e si sviluppò
nelle sue famose teorie psicologiche della mente, dell'io e della società. Mead
fu un filosofo impegnato, si occupò delle questioni sociali e politiche di
Chicago; in modo particolare, tra le sue tante attività, si dedicò all'attività
del City Club of Chicago, una organizzazione indipendente, senza scopo di lucro
dedita a promuovere le questioni pubbliche e fornire un forum per il dibattito
politico. Mead riteneva che la scienza può essere usata per affrontare i
problemi sociali e svolse un ruolo importante nel condurre le ricerche presso la Settlement House
di Chicago. Mead morì di infarto il 26 aprile 1931.
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