Sarà presentato il volume edito
da Kurumuny a cura di Paolo e Sergio Torsello dal titolo “Omaggio a Piero
Panesi; - Scritti recensioni mostre 1990 – 2011” il 26 novembre alle ore
17,00 a
Palazzo Legari ad Alessano. Interverranno Osvaldo
Stendardo Sindaco di Alessano, Agostino Laganà consigliere delegato alla
Cultura, Luigi Nicolardi architetto, Toti Carpentieri critico d’arte, Paolo e Sergio Torsello curatori del volume
Quando Piero Panesi muore, la sua
terra e la sua epoca non ne vogliono sapere di lui. Eppure Piero non è
veramente del suo tempo: è troppo giovane o troppo vecchio, come si preferisce.
Questo libro, invece, vuole essere un omaggio a Piero Panesi, alla sua vita e
alla sua arte baciata dal genio, che sconvolge le mode artistiche, passa sopra
le convenzioni sociali e culturali. Un libro necessario, come lo definisce
Sergio Torsello, uno dei due curatori insieme a Paolo Torsello, che raccoglie
gli articoli più significativi apparsi sulla vicenda umana e artistica, nei
ventuno anni trascorsi dalla morte, corredati da trentaquattro opere che
segnano momenti salienti della produzione artistica di Panesi. Piero Panesi
nasce ad Alessano (Le), il 29 giugno 1959. Fin dall’infanzia si nota una
spiccata tendenza per l’arte figurativa, allievo poi all’Accademia di Belle
Arti di Firenze di Silvio Loffredo, Panesi mostra di essere riuscito in pochi
anni ad acquistare la padronanza del disegno e del colore, della forma
compositiva dei materiali usati. Il suo messaggio al mondo avveniva talvolta
con pennellate violente ma la sua poesia, la dolcezza d’animo trasparivano
nella maggior parte delle sue opere. Durante la sua breve esistenza, la sua
opera pittorica è rimasta completamente sconosciuta, e la vastità del suo
lavoro è stata scoperta soltanto dopo la sua morte. Dalla catalogazione
generale delle opere dell’artista, avviata nel 2006 dall’Amministrazione
comunale di Alessano nell’ambito del progetto Conservare la memoria, si è
riusciti a giungere all’identificazione di ben 621 opere, fra olii, tempere,
disegni, grafiche e una scultura, anche se molti sono i lavori ancora
sconosciuti. Un talento precoce, Panesi, ma intimista, appartato, refrattario
alle mode e alle seduzioni dell’industria culturale. A scorrere le sue opere
vengono in mente le parole di Boris Vian quando dice: «L’arte deve provocare
nel pubblico uno shock violento, che sia attraverso la gioia, la paura, il
sesso o qualsiasi altra cosa!». Lo shock, qui, viene dalla spazialità
deformata, da androgini malinconici che si crogiolano nella loro ambigua
bellezza, da quelle pennellate spesse, capaci di rivisitare attraverso la lente
di una personalissima cifra stilistica intere pagine di storia dell’arte. La
ricerca della bellezza e dell’armonia sono un denominatore comune fra la
pittura e gli scritti di Panesi, gelosamente custoditi dalla madre
dell’artista. Dalla lettura degli appunti si comprende che la bellezza,
antidoto ai mali della vita e nello stesso tempo misterioso prodotto di questi,
è cercata da Piero Panesi non solo nella pittura, ma anche nella scrittura. Amo
la pura pioggia di settembre…/ che sa ballare malinconica in punta di piedi/
sulla veste di lava di un cuore accasciato./ E la amo perché dona quei baci
trasparenti/ negli occhi angosciati…/ accarezza sottile i nervi spezzati e gli
alberi secchi,/ i campi bruciati./ Amo la pura pioggia di settembre che cura
gli squarci/ dell’anima sanguinante.
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