"Naturalmente, quando ho cominciato a raccontare questa favola per il
vostro diletto, non sapevo che di lì a poco avrei incontrato i miei due corvi
nella vita vera". Questo nuovo caso per Aristotele detective ha inizio
mentre il filosofo è occupato a discutere con gli allievi del Liceo la funzione
del denaro. La strada migliore per raggiungere la felicità, sostiene un giovane
viziato. Ma il vecchio Stagirita non è d'accordo e per illustrare la propria
visione economica, nel quadro della più vasta teoria della polis, sceglie una
parabola (un'abitudine, come osserva ironico uno dei discepoli, platonica più
che aristotelica): la favola dei due corvi bianchi. Il filosofo ha appena
iniziato a raccontare che arriva un uomo trafelato. E Caronide, un vedovo, una
volta possidente, che ha ceduto terreni e schiavi per ridursi a vivere su uno
stentato podere accudendo le capre. Costui chiede ad Aristotele di indagare
sulle macchinazioni del cugino, il ricco Simmaco, che vorrebbe impadronirsi
delle ultime sue risorse. Aristotele non accetterebbe quell'incarico da
piedipiatti, ma a convincerlo c'è una singolare coincidenza: il governatore
Licurgo gli ha chiesto di recarsi ad Idra, la vicina isola dov'è rifugiato il
detto Simmaco, per chiarire un caso di corruzione di giuria; inoltre, la città
di Atene ha deciso di inviare nella stessa isola Stefanos, il braccio destro
nelle specula zioni poliziesche come Teofrasto lo è in quelle del Liceo. Così
Aristotele si trova ad affrontare tre casi... “
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