Racconti che spaziano tra ricordi e riflessioni, in cui Serena Dandini
esplora con tenerezza, ironia e sincerità una catena di debolezze di cui andare
fieri, di fragilità nostre e del mondo. Di cosa è fatta una vita? Di domeniche
pigre in cui non rispondiamo al telefono per rimanere sul divano abbracciando
un libro appena iniziato. Di ore spese inutilmente a cercare le sigarette, le
chiavi della macchina, gli occhiali da sole, perché si sa che spesso e
volentieri le cose si spostano per farci dispetto e divertirsi alle nostre
spalle. Di pomeriggi adolescenziali passati a guardare le gocce di pioggia che
rimbalzano sul vetro, sognando di sposare Mick Jagger. Di quei bomboloni sganciati
da un razzo su un letto di zucchero che papà ti portava a mangiare per
insegnarti i piaceri della vita. Di mattine in cui scopri allo specchio che in
una notte hai preso cinque anni e non ti resta che tifare per un po’
d’indulgenza, in un Paese in cui dimostrare la propria età è più grave che fare
una rapina a mano armata. Di salti della quaglia da uno schieramento a un altro
nella più autentica suddivisione tra esseri umani: quella tra coppie e single.
Di momenti in cui basta un calzino con l’elastico moscio per far emergere tutte
le nostre insicurezze. Di quel preciso giorno in cui si spezza il tempo alla
fine dell’estate. E di tutto quello che non ricordiamo più ma ogni tanto
affiora dalle misteriose stanze della nostra memoria difettosa. In questi racconti
che spaziano tra ricordi e riflessioni chiamando a testimoni Borges e la moglie
di Tolstoj, Grace Kelly e Gaber, Simenon e la zia Lella, Ovidio e gli U2,
Serena Dandini torna alla scrittura dopo il successo di Dai diamanti non nasce
niente. Grazie per quella volta esplora con tenerezza, ironia e sincerità una
catena di debolezze di cui andare fieri, di fragilità nostre e del mondo: è il
tempo di autoassolverci, di fare pace con i nostri difetti imparando a
conviverci tra alti e bassi, proprio come succede a ogni coppia
pluricollaudata.
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