Spassoso, divertente e scorrevole al pari d’un torrente di montagna il
ritorno in libreria di Carmen Covito, autrice del romanzo di successo “La
bruttina stagionata” a inizio anni Novanta, è scandito dalle abitudini di
Pompei, più esattamente delle ‘donne’ d’allora, “Le ragazze di Pompei”, appunto;
o almeno una parte d’esse, le borghesi in questo caso. La promo ci dice d’un
Satyricon al femminile, ma la definizione potrebbe esser non del tutto esatta o
puntuale. Ché la scusa del manoscritto ritrovato o giù di lì, in effetti,
rimette nel 63 d.C. della bottegaia-intellettuale Vibia Tirrena: che ha zio
politico e tutta una serie di conoscenze e incontri quasi comici ma descrittivi
dell’epoca. Tra, appunto, “lavori non pagati, cognati infidi, zie politicanti,
attori debitamente equivoci, estetiste che vanno matte per i pettegolezzi sulla
corte imperiale, strane scritte sui muri e sogni infranti”. E il desiderio più
grande e bello è di insegnare propriamente filosofia a ragazze ricche, appunto,
che magari poi si fionderanno, civilizzate e acculturate, nella libreria di
famiglia. Diversi escamotage tengono in moto la trama, con una struttura che
dagli espedienti legati alla traccia storica trae diretto profitto. Ma con la
lingua flautata d’una scrittrice che sappiamo mai avrebbe potuto deludere.
Deluso, infatti, non ha. La collana barberiana Centocinquanta aggiunge una
pietra luminosa assai a un mosaico cominciato da altri a dir poco
interessantissimi romanzi, in attesi d’altri romanzieri. Sono in uscita opere
di penne del calibro di Roberto Pazzi e Gaetano Cappelli. Intanto Carmen Covito
convince quante e quanti attendevano una sua nuova opera. Epperò nel frattempo
sa far innamorare chi non ha letto il suo passato. L’occasione è propizia,
viene da dire in chiusura, e per render giustizia a un altro coraggioso
editore, per rimembrare che Covito aveva pubblicato nel 2010 il racconto “Oggi,
l’amore” (Senzapatria).
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