La cassaforte narra di una truffa ereditaria ai danni di Mara, transfuga da Napoli e quindi ritenuta una “traditrice”. Simbolicamente le tre sorelle di Mara sono simili ad altrettante maschere tipiche di Napoli.
Miranda rappresenta la seduzione, Martina la vanagloria, Massimina l’indolenza. La madre Giulia è insieme complice, in balìa delle tre donne, e soprattutto non riesce ad ascoltare la sete di giustizia di Mara. Sullo sfondo, l’attesa di una catastrofe e il percorso della camorra intrecciato indissolubilmente con quello della Campania. Su tutta la storia aleggia il fantasma di Leo, il padre morto, venuto a Napoli da un profondo Sud poverissimo, violento.
Uomo difficile ma caldo, ricco di speranze, rappresenta un pezzo del passato dell’Italia rurale e combattiva che mostra la scarsità e la freddezza di alcuni soggetti delle generazioni cresciute nel benessere economico.
Maria Grazia Gemelli vive e lavora a Roma. Sociologa, esperta in psicologia del lavoro e nella conduzione di gruppi di crescita e di formazione, secondo l’approccio della complessità e nella prospettiva dell’integrazione corpo-mente, ha pubblicato i romanzi Nessuna traccia d’uomo (1977), Vuoto a rendere (1982), Astronave terra (1986), Rogaska (1990), Dai fatti alle parole (1993), Io lavoro (1994) e i saggi Donna e lavoro (1989), Il lavoro nella scuola elementare (1989), Lavorare in ospedale (1990), Il senso del futuro, sentimenti politici dei giovani (1994), «Il lavoro nella narrativa italiana» in La metamorfosi del lavoro (1995) a cura del professore Francesco Avallone e «Ridefinizione del sentire politico di destra e di sinistra» in Disaggregazioni e riaggregazioni psicopolitiche a cura del professore Giancarlo Trentin (2004).
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