Sant’Erasmo è il patrono di Santeramo in Colle, provincia di Bari. Erasmo si sarebbe chiamato il giovane, se il padre non fosse emigrato in America. Ora si chiama Henry e ha diciotto anni. Suo padre è pugliese, sua madre una donna di origine mohicana. Henry è arrivato dall’America per passare un’estate con il vecchio nonno paterno, un rude contadino della Murgia, che non ha mai abbandonato la sua terra, al contrario del figlio che molti anni prima è emigrato in America dove ha fatto fortuna e vive da benestante. Il ragazzo trascorre un’estate intera in quella campagna selvaggia in compagnia del vecchio, cercando di comprendere il fascino di quel mondo «di pietre e vita contadina», spesso paragonandolo alle sterminate pianure americane che gli riportano alla memoria le storie del west al tempo degli indiani, «veri abitatori» di quelle terre inesplorate. Il ragazzo è come sospeso tra due mondi, quello della Big Apple, frenetico e moderno e quello contadino dove la vita scorre lentamente al ritmo delle stagioni. Il vecchio ha un fascino rude, è uomo di poche parole come molti contadini, è rimasto solo dopo la morte della moglie, ma non esita ad aprire il suo cuore al giovane nipote confidandogli i semplici precetti della vita dei campi: l’alternarsi delle stagioni, il volo degli uccelli, il canto dei gufi, l’arrivo della pioggia.
Quando l'arte diventa un mezzo per raccontarsi e per mostrarsi autentici, anche nel farsi cogliere da un lieve rossore, dato da un piccolo moto dell'animo o dal palpitare del cuore per un amore ricambiato. Quando con l'arte si cerca di attirare l'attenzione verso tutto ciò che sembra anonimo e che ci sfugge. Quando l'arte è denuncia delle condizioni della donna, e non solo. Quando l'arte è poesia e colore.
venerdì 17 settembre 2010
La pelle del lupo di giulia Poli Di Santo (Besa editrice)
Sant’Erasmo è il patrono di Santeramo in Colle, provincia di Bari. Erasmo si sarebbe chiamato il giovane, se il padre non fosse emigrato in America. Ora si chiama Henry e ha diciotto anni. Suo padre è pugliese, sua madre una donna di origine mohicana. Henry è arrivato dall’America per passare un’estate con il vecchio nonno paterno, un rude contadino della Murgia, che non ha mai abbandonato la sua terra, al contrario del figlio che molti anni prima è emigrato in America dove ha fatto fortuna e vive da benestante. Il ragazzo trascorre un’estate intera in quella campagna selvaggia in compagnia del vecchio, cercando di comprendere il fascino di quel mondo «di pietre e vita contadina», spesso paragonandolo alle sterminate pianure americane che gli riportano alla memoria le storie del west al tempo degli indiani, «veri abitatori» di quelle terre inesplorate. Il ragazzo è come sospeso tra due mondi, quello della Big Apple, frenetico e moderno e quello contadino dove la vita scorre lentamente al ritmo delle stagioni. Il vecchio ha un fascino rude, è uomo di poche parole come molti contadini, è rimasto solo dopo la morte della moglie, ma non esita ad aprire il suo cuore al giovane nipote confidandogli i semplici precetti della vita dei campi: l’alternarsi delle stagioni, il volo degli uccelli, il canto dei gufi, l’arrivo della pioggia.
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