Possiamo definire del tutto apparente la semplicità di cui si riveste questa poesia che si conferma nei contenuti e nelle scelte linguistiche: quasi un vezzo da esibire o dietro cui rimanere nascosti.
Nasce da un mondo complesso di esperienze e culture, segnata da una capacità di attenzione estrema agli accadimenti della storia e della vita.
Di Chiara Galassi ascoltiamo la voce ferma che traduce immagini mentre tutto si sospende e scompare, i versi scolpiscono le parole, per sempre vivi, nell’apparente semplicità, nei tratti immediati, nella parola scarna, essenziale, nuda, ma piena del suo significato, capace di penetrare fra le pieghe dell’io, nella musicalità, negli accostamenti sillabici, evocativi di momenti ormai perduti, dove si intuiscono scelte determinate, frutto di un lavoro costante e segreto di profonda ricerca. La loro brevità, l’eco improvvisa del dialetto restano voce inconfondibile per i voli della memoria che rinnova di continuo gli affetti.
Sono venuta a dirti, questo viaggio agl’inferi in attesa di una rivelazione, dove tutto il superfluo è stato eliminato, persino i segni di interpunzione, dove la poesia si fa silenzio nel bianco della pagina, strumento magico che cerca il mistero e oppone
Chiara Galassi è a Bari da alcuni anni. Ha pubblicato C’è un vento dolce (1999),
L’urlo della bora (2001), Ti porterò dove (2005).
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