Sono passati quasi sei
mesi da quel terribile 24 agosto quando un devastante terremoto rase al suolo
Amatrice e altri paesi della zona. Poi il terremoto non ha dato più tregua. Le
macerie sono ancora là. La neve ha fatto il resto. Stalle crollate, bestiame
morto o ammalato, moltissime persone non hanno più nulla. Non hanno casa, non
hanno lavoro, molti hanno perduto i loro cari. Poi la tragedia dell'hotel
Rigopiano, poi l'elicottero precipitato con altri sei morti che si sono
aggiunti ai 29 dell'hotel. Nessuno di noi che dorme la notte nel suo letto
caldo e che si siede alla sua ben fornita tavola, nessuno di noi che sa che
tornando dal lavoro verrà accolto dai suoi affetti nella sua dolce casa,
nessuno di noi con un pò di cuore può non provare rabbia. Tanta rabbia dinanzi
alle continue promesse fatte in favore dei terremotati, sentire giornalmente
che si cercherà di rendere più snella la burocrazia. BASTA PAROLE ora vogliamo
le azioni, noi italiani anche se non siamo terremotati siamo stanchi e sentiamo
vergogna come se fosse ognuno di noi a fare promesse che non mantiene. Siamo
stanchi di sentire parlare ogni giorno dalla sindaca di Roma, di questo o di
quell'altro assessore che non sa se andrà via o rimarrà, delle polizze
assicurative giunte per “vie celesti”, oppure dei vari partiti impegnati sulle
alte questioni del congresso, ovvero se neccesse est di andare al voto se prima o dopo settembre, perchè altrimenti
qualcuno perderà il vitalizio o perchè quello che ha detto un partito non va
bene per l'altro. I nostri parlamentari pensano di distrarci con queste cose in
modo che non pensiamo ai bisogni di chi sta soffrendo. Noi non ci distraiamo nè
ci dimentichiamo. Forse dovremmo fare qualcosa di più incisivo, di
rivoluzionario, di anticostituzionale?: decidere tutti di non andare più a
votare allora si che si preoccuperebbero davvero.
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