La terra brunita spaccata dal sole, la fragranza delle scorze degli agrumi che ardono nel braciere, il sapore della frutta appena colta dall’albero, il gracchiare delle prime radio… è la Puglia della prima metà del ‘900: una realtà rurale che rivive concretamente nelle pagine del Segreto del gelso bianco (Besa Editrice, pp. 368, euro 18). Antonella e Franco Caprio, con una prosa lirica e delicata che non disdegna la mimesi di termini e costrutti dialettali, ricostruiscono la propria saga famigliare, limitandosi a modificare solo i nomi di luoghi e persone. Scorrono, così, dinanzi agli occhi del lettore, innumerevoli personaggi di un mondo che fu: la figura arcigna del bisnonno Federico Di Lauro, che emigra in America per cercar fortuna, e forse anche per sottrarsi alle responsabilità di padre e di marito; il nonno Pietro, costretto a diventare adulto prima ancora che
ragazzo, legato alla terra non meno che ai suoi cari; la sua prima moglie Giulia, divorata dalla malattia, e poi Rosa, destinata a colmare quel vuoto; e tanti altri ancora. Gradatamente però, il centro ideale del romanzo diventa Marianna, figlia di Pietro e di Rosa e madre dei due autori, colei che «strappava alla vita i mesi, le settimane, i giorni, le ore e gli attimi, fino a poco tempo prima, perduti in un letto di ammalata». È lei ad aver trasfuso i suoi ricordi, gli aneddoti vissuti e quelli ascoltati in un diario divenuto poi questa pregevole opera letteraria… Merito di Antonella e Franco Caprio è anche quello di aver saputo bilanciare tragicità e ironia, talvolta combinandoli senza stridore, come quando Marianna è sotto i ferri del chirurgo e il padre «sentiva sua moglie parlottare e pur non credendo nella totale efficienza della preghiera, sapeva che Rosa coi santi ci sapeva fare e che aveva una certa influenza su di loro, per cui la lasciò procedere, sperando in bene». (Giovanni Turi – Puglialibre)
Nessun commento:
Posta un commento