A ogni pagina di questo libro siamo di fronte a una leggerezza molto particolare, una leggerezza sostenibile perché retta dalla più genuina e ineluttabile materia di vita: personaggi comuni in situazioni limite, sempre vicini a un punto di rottura ma senza la forza per oltrepassarlo, che svelano, in piccoli gesti allo stesso tempo contenuti e disperati, la discreta tragedia della vita quotidiana.
Donne sopraffatte dal lavoro domestico, la cui prigione è la cucina in cui l’anelito femminile alla libertà si confonde con i profumi degli intingoli. Donne che fuggono o danno di testa, che si contano le rughe davanti allo specchio, computano gli anni, si sentono vecchie già a quarant’anni. Uomini che mettono su una tonnellata di sintomi, impongono il dominio coniugale sui figli, si rammaricano che il primogenito non somigli nemmeno un poco a loro.
Ci sono uomini dei quali le donne possono fidarsi, e altri da cui scappare, vite da costruire insieme o fughe improvvise e furibonde. Il gioco è tutto lì e forse non si tratta solo di una storia di pura e semplice sopravvivenza.
Monica Dini vive e lavora a Camaiore, paese della campagna toscana. Ha pubblicato la raccolta di racconti brevi Sulle Corde (2006). Altri suoi racconti sono usciti sulla rivista on-line Sagarana.
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