giovedì 31 luglio 2008

I versi di Maria Pia Romano

SEDIMENTANDO

Mi sono amputata le gambe
per imparare a correre
sul filo teso delle utopie

a mezzogiorno
ho assorbito istanti
senza dare nomi

a mezzanotte
ho slacciato parole
lasciandomi salvare

è carezza il silenzio

da Il Funambolo sull'erba blu (Besa editrice)

martedì 29 luglio 2008

Maria Luisa Spaziani, Luna d'inverno

Luna d’inverno che dal melograno
per i vetri di casa filtri lenta
sui miei sonni veloci, di ladro,
sempre inseguito e sempre per partire.
Come un velo di lacrime t’appanna
e presto l’ora suonerà…
Lontano,
oltre le nostre sponde, oltre le magre
stagioni che con moto di marea
mortalmente stancandoci ci esaltano
E ci umiliano poi, splenderai lieta
tu, insegna d’oro all’ultima locanda,
lampada sopra il desco incorruttibile
al cui chiarore ad uno ad uno
i visi in cerchio rivedrò, che un turbine
vuoto e crudele mi cancella.ha

merefofe

da Le acque del sabato, collana Lo Specchio

domenica 27 luglio 2008

Vera Lùcia De Oliveira e il denso delle cose

Il diritto al diverso

fino a prova contraria

non coprite il corpo di impronte

non acuite l'attesa della morte

non contaminate la vocazione alla luce

non passate il rullo compressore

sulle parole dell'anima

non decretate che non esiste

fino a prova contraria

il diritto al diverso








da Il denso delle cose (Besa, 2007)

sabato 26 luglio 2008

Maurizio Nocera per Paola Scialpi

Sangue di ramarro squartato

I miei occhi colano

Oggi

Che tu più non ci sei Mesar-lì che a Badisco giocavi

Nel rosso raggrumato di pietre celesti

Dis/perse tra grandi labbra a nero infibulate

Che vergini

La mia terra serrano

venerdì 25 luglio 2008

Elio Coriano per Paola Scialpi

H 11573

In ogni cosa si nasconde altro ed ogni sudore è diverso
e ogni fatica sfilaccia la pelle
e ogni parola è silenzio sul fiore dei deserti

H 11572

Il buio che accende il silenzio
le parole che tremano nella gola in un suono indistinto
che cosparge il tramonto e lo colora di rosso

giovedì 24 luglio 2008

Un piccolo omaggio a Emily Dickinson





















Temo un uomo di poche parole

temo un uomo che tace

l'arringatore - posso superarlo

il chiacchierone -

posso intrattenerlo -

ma colui che pondera

mentre gli altri spendono tutto ciò che hanno -

di quest'uomo diffido

temo c'egli sia un grande

Emily Dickinson


mercoledì 23 luglio 2008

Afra di Luisa Ruggio

Afra (Besa editrice) di Luisa Ruggio è un romanzo fluido che scorre tra le righe come acqua di sorgente e nello stesso tempo elemento caldo e accogliente come la terra e le donne salentine. Leggetelo! A me è piaciuto molto.

martedì 22 luglio 2008

Chiara Galignano e la sua idea di scrittura

Innanzitutto, scrivere è il mio modo preferito di comunicare: dall’sms alla letterina per la vecchia amica di penna, al bigliettino veloce lasciato sul tavolo, dalla mail kilometrica, all’appunto fermato in un cinema o a lezione.

A volte è necessità che nasce, affiora in un luogo strano in un momento inopportuno. Altre volte è riposo solitario. Ma altre volte ancora, scrivere diventa difficile. Quando le parole sono troppo incastrate nei pensieri o i pensieri troppo ricorrenti ed insistenti, e le immagini si fanno monocromatiche e spezzate, tutt’altro che bozzettistiche.

Scrivere è per me un tempo. Un tempo in cui fermarmi, variare i ritmi, cambiare i battiti del quotidiano. Un tempo che posso imprimere al mio passo, dandogli la forma del mio pensiero, recuperando le immagini che distrattamente ho salvato nella mia memoria, per qualche motivo, andando qua e là per la vita...

Scrivere è per me anche un luogo. Un luogo in cui ritrovarmi con me stessa, fare i conti con ciò che spaccio di me ogni giorno in ogni incontro con l’altro, e col bottino che dell’altro mi porto via.

Scrivere è il luogo in cui proteggermi ed espormi, insieme rifugio e palco del mio io “saltimbanco dell’anima”...

Scrivere è luogo del mio presente e tempo della memoria.

Ed è stato proprio da questo scrivere che è nato “Pocomeno”: si è formato lentamente, trascinato dalla corrente dei pensieri e dal caso delle immagini che chiedevano forma, anzi, svariate forme.

“Pocomeno” non viene fuori da un’idea, infatti, né da una volontà predefinita o da una richiesta di chi conosceva la mia scrittura e sperava ne pubblicassi qualcosa.

Solo, ad un certo punto, ho sentito la necessità (ed eccolo che ritorna, dunque, questo necessario sentire ) di mettere insieme i vari testi che erano nati come organismi autonomi, ordinandoli in una forma più piena e completa, più corposa.

Così sono venute fuori le due sezioni del libro, e la terza, poi, in coda, quasi a sigillo, come volesse riportarmi e riportare chi legge alla realtà di ciò che sono, al di là di parole e pensieri, nel quotidiano.

La decisione di pubblicarlo è stato un passo successivo e non semplice: una scelta voluta dal desiderio di condivisione di quelle sensazioni ed immagini che avevo raccolto e raffinato attraverso le mie parole, nella convinzione (o forse speranza, piuttosto) che qualcuno potesse ritrovarsi tra quei versi, o semplicemente emozionarsi leggendo.

Da qui il titolo, nella sua volontà di essere “ comunione” d’umanità.

Arrivare a questo punto, però, ha significato anche dover superare lo scoglio del “tutto è già stato scritto, e bene, e meglio anche”: un pensiero, forse anche un po’ dilettantesco, di chi si accinge a passare da lettore ad autore, responsabilmente.

Chiara Galignano

“Pocomeno” – Lupo editore

sabato 19 luglio 2008

D come donna

D di Paola Scialpi, rappresenta un guardare,attraverso la scelta di un cappello o di un copricapo, di un abito, di un solo sguardo, di un bacio, di un incontro sospeso tra le resa e l’attesa, la profondità e l’intimità dell’animo femminile, della donna, essere che a volte sembra apparentemente frivolo, ma che si rivela creatura capace di forti sentimenti e grandi qualità deduttive nella sfera “predatoria”. Paola Scialpi nella sua pittura introduce, oltre il bianco, rosso e nero, per il suo ritorno al figurativo, ulteriori elementi cromatici. Questa mostra è una vera e propria narrazione iconografica, racconta la donna come segreto d’un segreto. Un simbolo che sfugge nei suoi contorni, e sembra contenere a stento chissà quale messaggio. La donna incarna nelle opere dell’artista salentina un mistero che vuole essere indagato, e che forse si scioglie all’improvviso cambiando il punto di vista sulla vita, la realtà di un mondo non solo “tutto rosa e fiori”, dove non basta semplicemente cambiarsi d’abito o rompere un’abitudine per creare diverse prospettive. D è una mostra singolare, che è in grado di far riflettere anche sull’uomo, sul maschio, per l’occasione oggetto cannibalizzato da labbra carnose e golose, calze a rete, piccolo portafortuna da tenere sempre con sé, anche come puro e semplice trofeo.