mercoledì 25 novembre 2009

Le donne del Giallo salentino a Novoli il 4 dicembre per la Notte nera

Il Salento. Terra di transito, di attraversamenti, di ragni tarantolati, di ulivi secolari. Salento, terra di meraviglie barocche, di cultura, non solo terra dove impera lu sule, lu mare, lu ientu! Già perché c’è un aspetto della storia della letteratura di questo territorio ancora tutta da scoprire, tutta ancora da valorizzare e da apprezzare, e per certi versi forse poco rassicurante. Obiettivamente la produzione letteraria di queste lande, da Salvatore Toma a Antonio Leonardo Verri sino a Claudia Ruggeri, ha raccontato sia in prosa che versi, una geografia della scrittura che parlava di queste latitudini in maniera non certo entusiastica, dove il lirismo mitologico di un luogo quasi utopico e incontaminato sotto qualsiasi punto di vista, veniva sostituito dalla narrazione di un luogo, il nostro, tutt’altro che idilliaco,anzi … un inferno “minore”, citando l’opera della Ruggeri, dove il barocchismo delle identità diveniva sublimazione dell’ipocrisia, della volgarità, del pressapochismo, di una claustrofobia esistenziale che lacerava ogni slancio. A cavallo poi tra gli anni ’80 e ’90 il Salento ha visto nascere il pulp, la beat generation. il noir, e ora a partire dal nuovo millennio il Giallo. Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929) a tutt’oggi ha i suoi appassionati seguaci, e le sorprese, anche in questo territorio giallo come il sole e rosso come il sangue sono ancora moltissime. Naturalmente l’assassino non è sempre il maggiordomo … E dunque l’intento di questo progetto è quello di dare un primo spaccato che negli anni verrà sempre più ampliato e arricchito, su questa nuova porzione della letteratura salentina che sta vedendo la luce da qualche anno e che si sta pian piano consolidando. Una serie di narratori, giornalisti della carta stampata e televisivi che si sono cimentati con una scrittura stilisticamente vicina al romanzo per descrivere di omicidi efferati o clamorosi fatti di nera, o esordienti che hanno visto nel Salento un paesaggio ideale per ambientazioni noir, vicine al giallo, a volte gotiche. Naturalmente l’assassino non è sempre il maggiordomo …

Sospettati: Raffaele Polo, Gianni Capodicasa, Lucia Accoto, Piero Grima, Graziano Tramacere, Angela Leucci, Armando Tango, Lino De Matteis, Elisabetta Liguori, Marcello Costantini
Complici: Luisa Ruggio, Sandrina Schito, Alessandra Bianco, Mauro Marino, Vito Antonio Conte, Ilaria Ferramosca
Gli autori coinvolti hanno pubblicato con le seguenti case editrici: Luca Pensa editore, Akkuaria editrice, Besa editrice, Lupo editore, Glocal editrice, Argo editrice

domenica 22 novembre 2009

La strada dell'odio di Grazia Casavecchia (Lupo editore). Recensione di Raffaele Polo

Di solito le ‘opere prime’ non colpiscono particolarmente e, anzi, vengono esplicitate in tal modo proprio per richiedere una sorta di compiacente assoluzione. Non è questo il caso de ‘La strada dell’odio’ di Grazia Casavecchia, un romanzo ricco di interessanti spunti e di piacevolissima lettura. Bisogna, peraltro, inserirsi in quel filone di romanzi d’amore, o romanzi rosa, che tanto gradevolmente vengono accettati dai cultori del genere. Così come, del resto, sono vilipesi e messi da parte da chi li escluderebbe volentieri dalla storia della letteratura. Non a cassa, tempo addietro, nacque la definizione di ‘letteratura d’appendice’, quasi un voler evidenziare una diversa, inferiore considerazione per chi struttura storie connotate facilmente con l’amore e le vicissitudini di chi si ama e vuole coronare il proprio sogno…
Ora, la brava Casavecchia, scrittrice salentina di Veglie, non ci pare voglia adombrare il ricordo di Liala o, addirittura di Bianca De Maj o Luciana Peverelli. E’, piuttosto, il suo un incedere nelle vicende più vicino agli scritti dei maestri del secolo scorso, a partire da Saponaro ma giungendo fino a Scerbanenco, privilegiando una ambientazione tutta locale e legata alla tradizione della nostra terra. Ci sono, in questo agile romanzo, tutti i topoi più gradevoli che caratterizzano le narrazioni del genere e giungono gradite a rinverdire le obsolete strutture delle creazioni letterarie che i giovani contemporanei dimostrano di gradire, purchè esibiscano il marchio di Federico Moccia…
C’è, allora, la storia di un amore impossibile che finisce per realizzarsi nonostante mille impedimenti; ci sono i personaggi buoni e corretti che sono rappresentati con caratteristiche gradevoli ed esteticamente positive, mentre i cattivi sono sempre facilmente identificabili per il cipiglio e la rozzezza del comportamento; c’è la violenza gratuita e la rassegnazione; c’è il modo di essere donne e madri in antitesi al mondo insensibile e brutale dei maschi ignoranti; c’è l’amore per una Natura che è quella, squisitamente salentina, delle campagne e delle masserie dove si lavora e dove nascono amori e tragedie.
Nell’edizione di Lupo, con bella foto di copertina di Emanuela Bartolotti, c’è un profumo particolare: quello del fresco, coinvolgente fascino della ‘Letteratura d’Appendice’, senza età, senza confini….

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martedì 17 novembre 2009

Anticipazione: "Separé" di Annalisa Bari (Giuseppe Laterza)

Annalisa Bari, salentina, ha insegnato italiano e storia negli istituti superiori. Da tempo pubblicista di saggi letterari e storici su periodici locali, è sempre stata impegnata in recensioni, presentazioni di libri e interventi in conferenze e dibattiti di carattere culturale e sociale. Ha pubblicato Non c'erano le mimose (Edizioni del Grifo, Lecce, 2001), Diamanti e ciliegie (Edizioni del Grifo, Lecce, 2003), Il quarto sacramento (Edizioni del Grifo, Lecce, 2005).
Ora sta uscendo con un suo nuovo lavoro per i tipi di Giuseppe Laterza dal titolo "Separé". Stefano Donno mi ha fatto partecipe di questo intervento e lo pubblico anche se apparso già. Ringrazio anch'io Annalisa Bari:"Gentilissimo Stefano, sono contenta di entrare nel tuo blog con un'anticipazione sul mio ultimo libro. Dopo le fatiche de "I Mercanti dell'anima" (Giulio Perrone editore) che mi è costato mesi di studio e di ricerche, ho voluto dedicarmi a qualcosa di più leggero: un romanzo ambientato nel mondo dell'avanspettacolo degli anni cinquanta, quando questo genere andava già declinando, sopraffatto dalla televisione e dalle grandi commedie musicali. Ogni capitolo di "Séparé" ha per titolo un profumo perchè tali erano le compagnie di varietà: un bouquet di profumi inebrianti che mandavano in visibilio e facevano sognare i giovani del dopoguerra, ancora carichi di disagi economici, di ricordi da cancellare, ma già tesi a conquistarsi il loro spazio di benessere, la loro porzione di felicità. Ma dietro i profumi, i lustrini, le piume, le luci, tanta miseria, vergogna, emarginazione, solitudine. Un romanzo dolce-amaro in cui sono protagoniste le donne: ballerine senza troppo talento, illuse da sogni di gloria, ma anche desiderose d'amore e di famiglia. E un prezzo alto da pagare nell'Italia bigotta degli anni cinquanta: la dignità. Il romanzo, edito da Giuseppe Laterza, sarà presentato in anteprima nazione alla "Città del libro 2009" a Campi Salentina, sabato 28 novembre, alle ore 16,00. Ti aspetto e ti ringrazio."

Annalisa Bari

fonte iconografica: http://ireneleo.wordpress.com/2009/09/14/vibrisse-cartoline/
foto di Irene Ester Leo

giovedì 5 novembre 2009

Anteprima: Dermica per versi di Stefano Donno (LietoColle) visto da Alessandra Bianco

Una dimensione lirica dove stabili sono solo i punti di partenza, i nervi sono tesi e i sensi all'erta. Il poeta è un io narrante senza talenti che si muove vacuo in una superficie barocca, vuota. È qui che eremita, l'autore disintegra qualsiasi tipo di rapporto e di relazione intima. Persa la dimensione di lotta sociale e di attacco globale, che ha caratterizzato la produzione precedente del poeta, "Dermica per versi" salta l'ostacolo del mondo reale e dei suoi contatti fallaci. Entra in una dimensione asettica, in cui sopravvivono solo, come punti cardinali, pochi oggetti quotidiani. Sono quelli di un alter ego femminile cercato e voluto a deposito di rassegnazione e sconfitta. La catarsi è verbo di solitudine e desolazione stremata. Lo sguardo asettico racconta la realtà di una condizione umana blindata per una scrittura amara, lacerante, lacerata.







Non toccare nulla ti prego
non sfiorarmi nemmeno ti supplico
quel che è rimasto di noi
è un disordinato museo dei tempi andati
dove ho imparato ad attendere
in religioso silenzio ogni tuo cenno
riordinando per ore le spazzole per capelli
i cosmetici, gli orsacchiotti di peluche, la tua biancheria.

Non toccare nulla ti prego
non costringermi a soffocare il mio cuore
a dimenticare quelle grida
cresciute come gonfiori in petto
mentre persino la primavera
ingorda del nostro sangue
divora financo le ombre più nere
e altro non mi resta che toccare
con la punta delle dita una quiete ottusa
all'albeggiare del tuo sorriso.

martedì 3 novembre 2009

Un mio ricordo di Alda Merini

In quella calda serata di agosto l’andai a trovare nella sua casa di Milano. Mi colpirono subito i suoi occhi di una dolcezza e profondità disarmanti. Parlava sempre come un soffio come se le parole dette ad una più alta voce fossero per tutti .Invece dovevano coglierle solo chi sapeva volare come lei e come lei sapeva guardare oltre. Mi aprì il suo medico mentre lei mi attendeva in una stanza fatta di tutto, di tanto caldo e di tanta vita .Sfogliò il catalogo della mia mostra e parlando dei miei rossi li definì pieni di forza .L’ incontro era stato preceduto da alcune telefonate e come sempre ogni giorno erano diverse .Un giorno era come se parlasse ad una amica un altro giorno si scusava perché era stanca. Scambiammo poche parole perché non stava bene ma furono attimi molto intensi e non ebbi l’ impressione di trovarmi dinanzi ad una donna fragile ma dinanzi ad una donna che aveva fatto dell’amore , forse più spesso dato che ricevuto la sua ragione di vita. Conserverò per sempre il ricordo di quell’incontro e quando sfoglierò le pagine di qualche suo libro mi sembrerà di sentirla canticchiare anche questo come un soffio per le orecchie di pochi.

Paola Scialpi