venerdì 31 marzo 2017

Quando l'ottusità si sostituisce al rispetto delle regole. Intervento di Paola Scialpi



Un 'ambulanza del 118 a Torino cerca di raggiungere, a sirene spiegate, l'Ospedale delle Molinette. Sta trasportando un uomo che ha subito un'emorragia interna. Ad un tratto l'autista si accorge che se dovesse seguire il tragitto normale impiegherebbe molto tempo per una serie di ingorghi. Allora decide, poiché ha paura che l'uomo trasportato possa morire, di fare un'inversione di marcia ed imboccare una strada in controsenso. Qui scatta l'assurdo. Due detentori dell'ordine pubblico ad ogni costo gli sbarrano la strada. Non ascoltano ragioni : l'ambulanza deve tornare indietro. Si tenga presente che nelle norme che regolano l'uso dei mezzi di soccorso è permesso senza ovviamente creare incidenti, andare anche contromano con serena spiegata che indicherebbe urgenza per salvare una vita umana. Ma i due osservatori della legge hanno solo pensato forse che qualcuno li avrebbe acclamati, che avrebbero avuto una qualche onorificenza. Forse però è troppo pensare anche questo. Il povero paziente ha soltanto avuto la sfortuna di trovare sulla sua strada due esseri ottusi con un bassissimo quoziente di ragionamento per non dire altro. Per fortuna non è morto ma ai due personaggi io edificherei un monumento con sotto la famosa frase di Albert Einstein "Due cose per me sono infinite : l'Universo e la stupidità umana ....ma sull'Universo ho qualche dubbio"

“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) all’Associazione Culturale "Musica e dintorni"























“The Doors” – The Doors in direzione del prossimo whiskey bar di Giuseppe Calogiuri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato DOMENICA 2 APRILE 2017 alle ore 18,30 presso l’Associazione Culturale "Musica e dintorni", via Gorgoni 16, a Cavallino (LE) da Stefano Donno e Leda Cesari.
“Ci vuole coraggio. Sì, ci vuole molto coraggio nel chiedermi di scrivere una prefazione a un libro su di una band degli anni ’60. Perché, anche a voi che leggete, qual è il primo pensiero che vi viene in mente? Sicuramente uno di quegli insopportabili gruppi frikkettoni, hippie, pacifisti, lenti e insulsi sul modello di Mamas&Papas o Jefferson Airplane (ne sono certo). Per fortuna, anche in quegli anni terribili dal punto di vista musicale qualche luce affiorava nel buio. E, forse, una luce più di tutte, quella di The Doors! Ed è di questa luce che questo libro vi parla. Meglio, ve la racconta. E Giuseppe Calogiuri, conoscendo questa mia debolezza, ha saputo trovare lo strumento e il coraggio giusto. Ma, forse, è necessario andare per ordine… Il 4 gennaio 1967 The Doors pubblicano il loro primo album omonimo. Non siamo in un anno qualsiasi, quel 1967 segnerà la storia degli Stati Uniti, prima, e dell’intero mondo occidentale, poi. Già da qualche anno le forze armate di Washington combattono lontano da casa una guerra non ufficiale. Dall’inizio del suo mandato presidenziale, il “progressista” John F. Kennedy ha cominciato a prendere i ragazzi del suo paese per scaraventarli dall’altra parte del mondo. The Golden One (citando The Human League), figlio di una famiglia arricchitasi spropositatamente grazie al commercio illegale di alcol, ha precipitato gli Stati Uniti nel fango del Vietnam. Il suo successore, Lyndon B. Johnson, ha continuato il lavoro. Anzi, lo ha portato alle estreme conseguenze. Il 7 agosto 1964, il Congresso americano – approvando la H.J. Res. 1145 (conosciuta come la “Risoluzione del Tonchino”) – ha consegnato al Presidente un assegno in bianco per portare le truppe ovunque ritenesse necessario. È l’inizio della presidenza imperiale. E’ anche l’inizio, in pratica, della coscrizione obbligatoria per i giovani americani. Quella carne fresca serve. È indispensabile per combattere nelle paludi e nelle giungle del sud-est asiatico. Nel 1968, saranno ben 500.000 i soldati impiegati in Vietnam (con infiltrazioni anche in Cambogia e Laos per inseguire i charlie). In questo clima, le Università sono le istituzioni che, più di altre, risentono della guerra. I ragazzi che “vincono” alla perfida lotteria della coscrizione hanno solo tre scelte: 1) accettare l’arruolamento; 2) scappare, magari in Canada (come Jack Nicholson); oppure 3) scegliere la strada dell’obiezione di coscienza. La terza è una scelta difficile, ti mette fuori dalla società e, per questo, ci vuole un coraggio enorme. Un campione sportivo all’apice della carriera rifiuterà più volte l’arruolamento e il 20 giugno del 1967 sarà giudicato colpevole di tradimento. Quell’uomo era Muhammad Ali! Una nuova strada doveva essere trovata. E qui la musica sarà fondamentale come mezzo di aggregazione per tutti coloro i quali volevano fare qualcosa. Il 1967 regalerà alla costa occidentale degli Stati Uniti la Summer of Love e al Vecchio Continente la spinta alla rivolta studentesca, che in Europa inizierà nel maggio dell’anno dopo. La scintilla partita dall’Università di Berkeley, in California, diventerà fiamma viva in altri atenei, per trasformarsi in incendio a Parigi. Il Monterey Pop Festival del giugno 1967 sarà il pretesto che permetterà agli studenti di unirsi, confrontarsi e cogliere tutti i segnali che artisti come Jimi Hendrix o The Who sputavano dal palco. Segnali che, in un modo o in un altro, volevano dire rabbia. Beh, The Doors sono figli e, insieme, strumento di quella rabbia e di quella società americana che è confusa e terrorizzata dai suoi stessi leader. Una società che ha visto cadere i propri miti politici con l’assassinio di Kennedy, o quelli sportivi, con l’arresto di Ali, e che vede, continuamente, partire i propri ragazzi verso luoghi lontani e impronunziabili per tornare, poi, in casse avvolte dalla bandiera a stelle e strisce. Una generazione di giovani e adolescenti che si rifugia sempre più nelle droghe. Magari nuove droghe come l’LSD, che aprono nuove porte. E queste porte sono quelle già narrate da William Blake e che Jim Morrison, Ray Manzarek, Robby Krieger e John Densmore faranno proprie e attraverseranno con l’arroganza, l’incoscienza e la rabbia dell’età. Arroganza, incoscienza e rabbia che non si possono non condividere e abbracciare. Abbracciare anche da parte di chi, come me, è cresciuto con e nel punk, prima, e nella new wave, dopo. Un triade di valori e sentimenti che tutti insieme risiedono in quella prima prova discografica e che, qui, Giuseppe Calogiuri analizza e descrive con sapienza tecnica assolutamente invidiabile (almeno da parte di chi crede che conosciuti due accordi si possa e si debba formare una band!). Quello che avete tra le mani non è un ennesimo libretto sulla band di Los Angeles, no. Sono pagine che vi faranno fare un passo avanti sulla strada della conoscenza di un album fondamentale. Un disco con veri gioielli. E alcuni sono gioielli sfrenatamente gotici: come non citare la bellezza fulminante di The Crystal Ship. Pezzo che, per il chiaro riferimento a leggende celtiche, avrebbe sicuramente fatto innamorare i membri della Confraternita Pre-raffaellita di vittoriana memoria. Il dolore che trasuda freddo e umido da End of the Night o l’incestuoso sangue che sgorga da The End. Pezzo, quest’ultimo, che non può non ricordare In Cold Blood di Truman Capote e a causa del quale, soprattutto, sono certo, il Re Inchiostro Nick Cave avrebbe venduto l’anima per poter scrivere una murder ballad come quella. Insomma, ora basta, inutile aggiungere altro. Giuseppe Calogiuri vi ha invitato, vi ha aperto le porte e, come avrebbe cantato Ian Curtis: “This is the Way… step inside!” (Prefazione di Daniele De Luca)

Giuseppe Calogiuri (1978) è nato a Lecce e qui vive e lavora come avvocato specializzato in diritto d’autore e degli artisti. Alla professione affianca l’attività di chitarrista ed ha all’attivo un decennio di militanza nella prima tribute band salentina dei Doors, con la quale ha portato il sound della band di Los Angeles in giro per la Puglia. Giornalista e scrittore, tra i suoi lavori “Una buona giornata” (premio “Corto Testo”), “Tramontana” (Lupo Editore, 2012), “Cloro” (Lupo Editore, 2016).

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Antologia di poeti contemporanei. Tradizioni e innovazione in Italia a cura di Daniela Marcheschi (Ugo Mursia Editore)



Chi sono i poeti più significativi del nostro tempo? Travolti dall'iperproduzione amplificata dai nuovi media, disorientati dalla latitanza dei critici, spesso i lettori di poesia si muovono confusi tra le pagine, privati di solidi strumenti di analisi e valutazione. Questo volume, firmato da Daniela Marcheschi, uno dei critici oggi più autorevoli, propone l'opera di 21 poeti italiani, giudicati variamente rappresentativi e validi da molteplici angolazioni; di ciascuno fornisce un profilo bio-bibliografico e critico fondamentale per comprenderne genesi ed evoluzione dell'opera artistica. Il risultato è un'antologia in prima persona che, non solo, riapre il dibattito sulla poesia italiana di oggi su basi critiche rinnovate, ma fornisce al lettore le linee-guida per comprendere caratteristiche e peculiarità del "movimento" poetico italiano. Un'opera che parla al pubblico, ai poeti e al mondo della critica.

giovedì 30 marzo 2017

I grandi centri commerciali e la disgregazione sociale. Intervento di Paola Scialpi



Ci sono odori e profumi che rimangono nella nostra mente e segnano periodi precisi della nostra esistenza, della nostra infanzia. Il gelsomino a casa dei nonni è stato per me qualcosa di nostalgico e bello. Piccolissima passeggiavo mano nella mano con il nonno nel suo giardino incantato pieno di quel profumo delizioso che ho ricreato nella mia casa delle vacanze in campagna. Anche i profumi e gli odori che ricordo della piccola salumeria del paese o di quella in città sotto casa. IL salumiere era quasi un amico di famiglia ed io anche piccina andavo a fare le piccole spese. Mi diceva - " Ciao, bella signorina, ( non ho mai pensato che quella frase nascondesse qualcosa di losco) cosa posso servirti?” - . Poi dopo aver fatto le compere di rito mi diceva  - “ … salutami mamma e papà”. Era come uno zio che aveva tutte quelle cose buone: i biscotti a forma di animaletti con la crema dentro, l'odore della mortadella, il pane appena sfornato,  i formaggini di cioccolato. Era tutto genuino ma soprattutto lo erano i rapporti interpersonali fatti di molta umanità. Si informavano della vita degli altri con affetto e non con invadenza, avevano sempre una parola di conforto con l'anziano o con chi non stava bene. Umanità questa è la parola che abbiamo dimenticato. Camminiamo come zombies nei grandi centri commerciali per stordirci e non pensare a niente. Contenitori enormi di disgregazione sociale dove ci si incontra senza neanche vedersi. Nella società attuale ognuno pensa solo a sè e non ha il tempo nè la voglia di pensare agli altri. Si passa una giornata ai grandi magazzini i bambini si divertono e poi si torna nelle proprie case ed è passato un altro giorno del … nulla.

BOOKTRAILER- La Superba Illusione- Fratelli Frilli Editori 2017

La stregoneria oggi di Gerald Gardner

Il senso sacro del Tempo

mercoledì 29 marzo 2017

La danza teatrale dei nostri politici. Intervento di Paola Scialpi



Quando mi soffermo un pò di più ad osservare i nostri personaggi politici, mi sembra di assistere ad uno spettacolo teatrale dove gli attori si muovono sulla scena , ognuno con il proprio ruolo,  rispettando tutti indistintamente il copione.  Solo che in uno spettacolo teatrale quando si chiude il sipario non si creano dei gravi danni. Al massimo si può rimanere delusi, annoiati o divertiti. Con la politica il discorso cambia. I danni sono gravi e nella maggior parte dei casi irreversibili. Ancora con speranza però, aspetto che nasca un partito o un movimento dove non ci sia nessun indagato, dove tutto proceda in maniera onesta nell'interesse dei cittadini.  E ovviamente senza tutti quei politici che parlano bene e poi " razzolano male". Un male grosso e oscuro, come se non bastassero i malanni della politica,  è la burocrazia ancora lenta, molto lenta e ci sono lungaggini inverosimili di processi che non vedono mai la conclusione …   e ci viene il dubbio che si aspetti solo la prescrizione. Silvio Berlusconi sempre sulla cresta dell'onda. Circa  due milioni e mezzo di euro prestati  per generosità a Lele Mora , processo che vede implicato per altri versi Emilio Fede. Processo per il figlio di Bossi detto il " Trota" che nel breve soggiorno politico ha comprato con i soldi del partito tra le altre cose,  anche le cartucce per la caccia. Qualche politico inoltre ha utilizzato cifre enormi per cene e altro,  sempre con lo stesso discutibile sistema. Sono anni che la "giustizia" si occupa di  queste persone e intanto i terremotati aspettano le case che vengono assegnate con il contagocce, le macerie sono ancora visibili egli agricoltori di Castelluccio (Norcia) rischiano di perdere tutta la produzione di lenticchie , il loro oro, perchè non riescono a raggiungere i luoghi per seminare. Io intanto continuo a sperare pur sapendo come muoiono i tipi come me.

Il Tempio locus universalis

Il mistero del re del mondo di Luigi Pruneti

martedì 28 marzo 2017

Ancora mostruosità ... e ancora una volta Roberto Benigni ha ragione ... Intervento di Paola Scialpi



I mostri sono intorno a noi con una facciata sempre di assoluta normalità. Genitori affettuosi, persone in armonia con i vicini di casa. Giornate del quotidiano simili a moltissime altre persone. Poi improvvisamente, almeno questo appare, si trasformano in mostri al di là di ogni immaginazione … anche la più fervida. Il cadavere di una donna viene rinchiuso in una valigia e gettato in mare, uomini che danno fuoco alle donne che dicono di amare solo perchè non vogliono rinunciare al loro possesso, uomini che massacrano a morte un ventenne forse per motivi banali, un padre che uccide i due suoi figli con un martello e poi si suicida buttandosi da un dirupo. Potremmo intervistare i più grandi psicologi e ascoltare le loro opinioni ma purtroppo le atrocità non si fermano e quindi dovremmo indagare, come altre volte ho scritto, su cosa è successo nella società odierna da vent'anni a questa parte. Purtroppo non è facile sciogliere questa orrenda matassa. Ci possono far riflettere le parole pronunciate da Roberto Benigni ieri al Quirinale dove il Presidente Mattarella ha accolto i candidati al David di Donatello. Come sempre viene fuori la sua grande poesia. Benigni ha detto che in questi ultimi anni si è curato molto e velocemente il corpo, ricercando sempre di più la bellezza esteriore. Questa corsa per il corpo è stata così veloce che le anime non ce l'hanno fatta a tenere il passo e sono rimaste indietro. Bisogna quindi fermarsi e dare la possibilità alle anime di rientrare nei corpi. Credo che ci sia molta verità in queste parole. Il corpo è vuoto, è un involucro senza senso e può essere violato, deturpato, offeso, distrutto e schiacciato come fosse un piccolo verme.