martedì 28 febbraio 2017

Per un Futuro Remoto … le creazioni dell'orafo designer Gianni De Benedittis. Intervento di Paola Scialpi



In via Trinchese 120/b a Lecce si trova FuturoRemoto – gioielli …  una gioielleria sembrerebbe, per chi non sa, un negozio qualunque di gioielli. Le vetrine espongono ovviamente una parte delle produzioni ma è all'interno che avviene l'emozione. Futuro remoto non è una qualsiasi gioielleria è la fucina straordinaria delle creazioni dell'orafo designer Gianni De Benedittis. Sarebbe molto lungo elencare tutti i premi ricevuti tutte le collaborazioni a grandi eventi .Nel cinema con il regista Ferzan Ozpetek. Nella moda con Guillermo Mariotto, direttore creativo della Maison Gattinoni. Gianni si sta facendo conoscere nel campo della moda non solo italiana ma anche fuori dai nostri confini. Ma il bello del suo lavoro è che mette la sua creatività a servizio di una vasta schiera di esigenze, non solo dei grandi personaggi famosi ma anche della gente come noi, del cliente che vuole qualcosa di bello ma anche accessibile. Chi entra per comprare uscirà comunque con qualcosa di creativo anche se la spesa sarà stata proporzionata alle sue tasche. Molte delle creazioni di Gianni hanno nella loro anima il movimento, qualcosa che  ha a che fare con la dinamicità dell'esistenza e non solo. I suoi gioielli sono fatti per girare per il mondo e anche se noi siamo orgogliosi di tenerlo a Lecce tanta creatività non può assolutamente fermarsi.

“Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno al Fondo Verri


“Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno sarà presentato presso il Fondo Verri, via Santa Maria del Paradiso 8 a Lecce il  2 marzo 2017 ore 19,00.  Introduce Giorgio Pala (Presidente Ass. Carpe Diem) e presenta l’autrice Antonio Errico
 “Con tutto il cielo in gola” di Daniela Palmieri edito da iQdB Edizioni di Stefano Donno è un romanzo sociale, ambientato nella contemporanea città di Lecce. L’autrice, con uno stile semplice e scorrevole, dal ritmo incalzante, racconta le vicende di confine della così nota “zona 167”. Con estrema sincerità Daniela dipinge i volti, le anime e i pensieri turbinosi dei vari personaggi, impegnati a superare le difficoltà che il destino ha posto sul loro cammino. Attorno ai protagonisti ruotano numerosi personaggi, la cui vita è scandita da gesti quotidiani, dagli stessi volti e luoghi in cui ritrovarsi, dalle stesse chiacchiere, dalla storia che sembra ripetersi uguale per tutti, fatta di sconfitte, di frustrazioni e fatica. Le loro vite girano su se stesse e si intrecciano con quelle di Antonio e Matilda. Il primo è un quarantenne deluso e sconfitto dalla vita. Era una “promessa”, avrebbe potuto fare grandi cose, ma, con la scomparsa del padre perde tutto: non solo l’affetto del genitore, ma persino se stesso, il proprio futuro e le speranze. Anche la morte prematura del padre di Matilda cambia completamente la vita della sedicenne. La madre, per pagare i creditori vende tutto, abbandona la casa e il lusso in cui vivevano e si trasferisce, con le due figlie e la nonna, in un quartiere che odora di disperazione e povertà. Uno spazio urbano dove ciascuno sembra condurre la propria esistenza incurante della sofferenza altrui, dove il grigio pervasivo sembra l’unico colore in grado di soffocare qualsiasi possibilità di slancio. Tutto questo fino a quando lo sfratto nudo e crudo di una famiglia in difficoltà “sveglia” gli abitanti della “167”,  e li porta fuori per strada a lottare per una causa. Certo, ciascuno per un motivo differente: chi per sentirsi parte di un qualcosa di grande, chi per farsi perdonare un omissione una negazione, chi per farsi notare dall’uomo di cui è segretamente innamorata, chi semplicemente perché non ha altro da fare. E allora per tutto il quartiere si sente una certa “aria di rivoluzione” …   da respirare a pieni polmoni senza se e senza ma!

Daniela Palmieri è proprietaria dell’omonima libreria, una delle più antiche di Lecce. Ha scritto “Parole in prestito” per iQdB edizioni e La Cerva per Besa Editrice.

iQdB edizioni di Stefano Donno (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)
 Redazione - Mauro Marino
Segreteria Organizzativa – Dott.ssa Emanuela Boccassini (ema.boccassini@gmail.com
Public Relations – Raffaele Santoro
Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo

lunedì 27 febbraio 2017

Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) alla Bambola di Kafka di Lecce


























Sideralgia di Marta Vigneri (iQdB Edizioni di Stefano Donno) sarà presentato da Marcella Rizzo il 1 marzo 2017 ore 19,00 presso la Libreria La Bambola di Kafka in Via Giuseppe Palmieri, 37. Interverrà l’editore Stefano Donno
DALLA PREFAZIONE di FRANCESCA TUSCANO - “Che poesia è dunque LA poesia di Sideralgìa? Ma sarebbe meglio dire cosa non è: non è poesia del sentimento, inteso come necessità espressiva di un’intimità non mediata, ingenua (…) La poesia di questa raccolta è invece densa di sottotesto, mediata, e se di sentimento parla lo fa con evidente consapevolezza formale, oltre che tematica. Non è poesia per signore con cagnolino da grembo (come avrebbe detto Majakovskij). La poesia di Marta (qui il nome non è dell’autrice, ma della voce che agisce, nella raccolta) è poesia dell’urlo (comunicativo), che nasce dal suo opposto, l’afasia che ha conosciuto, carnalmente, l’Ospite, e la sua distruzione. E perciò la scelta linguistica diventa discrimine (come sempre è nella poesia, peraltro, quando è poesia). La scelta (ideologica) di Marta è quella di chi avverte il dovere, oltre che la necessità, di definire il reale attraverso un sistema di indagine non semplicemente percettivo. Esistono molte lenti per mezzo delle quali si assume il reale (…). Marta usa lenti che non riproducono in nettezza, ma in profondità.”

DALLA POSTFAZIONE di MARCELLO BUTTAZZO – “La sua è poesia filosofica, d’un progressivo incedere, d’un elegante procedere. Filosofica perché va a fondo dell’essere, scava intimamente nelle scaturigini dell’esistente, rivelando e mostrando sempre tracce consistenti di vita vissuta. Quella di Marta Vigneri è poesia di fisica ponderatezza. Il corpo balena, respira, parla, declama, evoca, echeggia. “Il corpo violato è padrone miserabile del tempo fortuito, trafitto dal ferro azzurro e affilato”. . Versi dell’alterità quelli di Marta, perché l’Autrice non si rinchiude mai in uno sterile fortino di egocentrismo: tutt’altro. Con le sue parole d’amore, di gioia e di dolore, getta un ponte conoscitivo e prolifico con l’altro da sé. I suoi versi non sono uno specchio di vacuo egotismo, ma un veemente e intenso treno in corsa, con cui la poetessa ci invita al viaggio.”

info evento 338 887 8042

iQdB edizioni di Stefano Donno (i Quaderni del Bardo Edizioni di Stefano Donno)
Sede Legale e Redazione: Via S. Simone 74 - 73107 Sannicola (LE)
 Redazione - Mauro Marino
Segreteria Organizzativa – Dott.ssa Emanuela Boccassini (ema.boccassini@gmail.com
 Public Relations – Raffaele Santoro
Social Media Communications - Anastasia Leo, Ludovica Leo

Esoneriamo gli animali dal lavoro circense. Intervento di Paola Scialpi



Quando da piccola, nella nostra città (Lecce), arrivava il Circo qualcuno mi portava ad assistere al suo spettacolo. Ci andavo con la scuola o con la famiglia. Ci andavo contro voglia. Non mi divertivo se non un poco, quando erano in scena i pagliacci. Il circo mi ha dato sempre tanta tristezza. Da piccola non capivo perchè, visto che tutti si divertivano. Poi da grande ho realizzato quanto l'animale offre all'uomo in termini di fedeltà, amicizia, riconoscenza. Valori che l'uomo sempre più sta perdendo. Assistiamo ogni giorno a delitti terribili per mano umana a volte commessi solo per gelosia o per soldi, e continuiamo a dire che alcuni animali sono feroci. E' feroce di più il rinoceronte o gli uomini che gli strappano il corno per ricavarne denaro? E' più feroce l'elefante o chi fa delle sue zanne un commercio clandestino di avorio? Gli animali assalgono quando hanno fame o quando si sentono aggrediti. L'uomo uccide con molta più facilità.
Allora restituiamo gli animali ai loro naturali ambienti. Che il leone torni ad essere il re della foresta, che la tigre bellissima si muova nella sua savana, che la zebra si pavoneggi nel mostrare le sue strisce che fanno concorrenza alle geometrie di Escher. Il circo li rende stupidi diventando senza animo come fossero di peluche. La tradizione circence non deve certo morire ma anzi evolversi. Deve diventare un grande spettacolo itinerante con grandi artisti che anzi, senza il supporto degli animali, dimostreranno di più il loro valore e tutti gli animalisti sicuramente torneranno ad assistere allo spettacolo circense.

sabato 25 febbraio 2017

Quando l'omertà è solo difesa del posto di lavoro. Intervento di Paola Scialpi


Il 13 luglio 2015 moriva d'infarto a quarantanove anni Paola Clemente una bracciante agricola che lavorava alle dipendenze del caporalato pugliese nelle campagne di Andria. Si alzava alle due di notte per raggiungere dopo vari spostamenti il posto di lavoro. Già perchè anche quello era un posto di lavoro difeso con le unghie in un sud che non fornisce speranze ai lavoratori, dimenticandosi della dignità delle persone. Paola guadagnava ventisette euro per dodici ore di lavoro sotto il sole rovente della nostra Puglia. Dopo quasi due anni i responsabili di quella morte sono stati arrestati, e noi tutti speriamo che gli anni che sono stati loro assegnati, siano tutti utilizzati sino alla fine. E' stato detto che nessuno dei compagni di lavoro di Paola voleva parlare.  Se noi accusiamo queste persone di omertà, li offendiamo profondamente. Come fa una madre di famiglia con dei figli a carico, magari il marito disoccupato, a denunciare i responsabili. Vuol dire perdere il posto di lavoro, vuol dire non mangiare. E smettiamola di erigerci a giudici nei confronti di persone che non solo vedono calpestata la loro dignità per questa nuova forma di schiavitù, ma che non vedono nessuna altra prospettiva. Chi parla così si guardi intorno nel nostro sud.  Si parla di dare lavoro, di aiutare le piccole aziende . Ma quando? E' certo più urgente guadagnarsi una poltrona in un partito o in parlamento facendo promesse e promesse.  E sono bravi a trovare gli argomenti che tocchino la pancia di chi ha bisogno. Queste forme di schiavitù deve combatterle chi sta ai vertici e non solo quando ancora una volta muore qualcuno sul lavoro.

giovedì 23 febbraio 2017

Ti abbraccio Bebe Vio. Intervento di Paola Scialpi



Offendere sui social la campionessa para olimpica mondiale di scherma (fioretto) è offendere tutti coloro che hanno una disabilità. Chi si nasconde dietro un social, chi utilizza Facebook per offendere, insultare, proferire volgarità, rappresenta quella schiera più infima di vigliacchi, stupidi, ignoranti di cui tutti noi ci augureremmo la volatilizzazione. Il Codacons ha denunciato l’accaduto e probabilmente i colpevoli verranno fuori … almeno si spera. Il problema è molto ampio perchè gli imbecilli oltre ad offendere una splendida persona come Bebe Vio, che è di esempio a tutti noi per la sua tenacia la voglia di vivere, il suo ottimismo, ci fa riflettere su alcune cose.  Stiamo attenti a quanto possono influenzare questa massa di vigliacchi certe politiche, che in maniera celata e non sempre tanto, creano barriere per le diversità, per le inclusioni culturali e religiose. Una nazione civile si riconosce da come accoglie il diverso. Non basta mettere gli scivoli per le strade, eliminare le barriere architettoniche … finchè assisteremo a fatti come quello che è capitato a Bebe vuol dire che c'è molto da fare. La diversità va accolta in ogni sua forma proprio perchè ognuno porta ricchezza all'altro, indipendentemente dalla disabilità, dal colore della pelle e dalla religione. Finchè saremo costretti a parlare ancora di questo vuol dire che siamo purtroppo lontanti da un vero e civile sentimento di accoglienza.

Ancora una volta un crimine contro una donna. Intervento di Paola Scialpi





Era il 1997 e una bambina fu trovata agonizzante sul ciglio di una strada con chiari segni di violenza e di percosse. Era stato il compagno della madre al quale era affidata, quando la madre era al lavoro. L'uomo abusava ripetutamente della bimba che all'epoca aveva solo sette anni. Il processo fu avviato, ma solo per percosse, lesioni aggravate e l'uomo andò in carcere per soli cinque anni. Poi qualcuno vuole vederci chiaro. Si riapre il processo questa volta per stupro e l'uomo viene condannato a dodici anni. E' il 2007. Al difensore non va bene la sentenza.  Ricorre in appello e il fascicolo viaggia da Alessandria a Torino dove giace nel dimenticatoio per nove anni fino a quando piano piano il tempo scorre inesorabile e tutto va in prescrizione. Il mostro è  di nuovo libero. Quel fascicolo per nove anni è rimasto dimenticato ma comunque erano carte. Molto più grave dimenticarsi di una bambina e poi donna abbandonata  al suo inferno. Non sono solo i femminicidi dei crimini  ma sono dei crimini anche gli errori della giustizia quando  riguardano le donne.  I giudici hanno chiesto scusa ma scusa di cosa? Basta chiedere scusa e dire che ci si vergogna per sanare ferite tanto profonde da non rimarginarsi mai più?  Provo molta rabbia perchè mi sembra a volte che  la coscienza di alcuni uomini sia come qualcosa di liquido, qualcosa che sfugge dalle mani, qualcosa di trasparente, di inconsistente. Un uomo che ha abusato di una bimba, che andrebbe curato perchè malato è libero, in circolazione in mezzo a noi. La giustizia italiana ci ripetono da molto tempo è lenta, i processi sono lunghi. Intanto gli errori si ripetono. La bimba di un tempo, oggi donna si è rifiutata di comparire dinanzi ai giudici, ha detto che vuole solo dimenticare. Doveva dirlo lei, altrimenti ai giudici il concetto non sarebbe arrivato.