venerdì 25 dicembre 2009

Roberta Calò, Scavamilanima (Giuseppe Laterza editore, 2009)

Parlare di Roberta Calò e del suo lavoro dal titolo “Scavamilanima” edito per i tipi di Giuseppe Laterza, risulta agevole per la chiarezza degli intenti poetici che sono alla base dell’intera raccolta e per la immediatezza e forza dei versi che l’autrice manifesta senza veli ai suoi lettori. Parliamo di una dimensione lirica dove i sensi sono all'erta e l’amore sviluppato in ogni sua dimensione, e latitudine, tanto che la parola diviene strumento di scandaglio ideale per potenziare il senso stesso del rapporto e del dialogo amoroso che vive del suo essere corpo, pelle, vita. In questi versi sopravvivono solo piccoli ma essenziali punti di riferimento (l’amato è non solo l’oggetto del sentimento ma forza deflagrante eros e sensualità; l’amante invece è universo generante il canto delle due voci narranti e narrate) indispensabili alla sopravvivenza dell’io poetico dell’autrice che proprio per il contenuto essenziale ed esistenziale del canto prodotto cerca di superare solitudine e desolazione con uno sguardo lucido che racconta una realtà come tante, una storia d’amore come tante, ma proprio perché simile a molti altri universi di relazioni amorose, richiede delicatezza, sensibilità, eleganza, e uno sguardo in grado di produrre una scrittura lacerante, lacerata, mai paga.
Roberta Calò è una giovane poetessa che non si risparmia nel suo darsi al pubblico, e non ama nel modo più assoluto fare economia del suo poter essere senza limiti, considerando che si tratta anche della prima raccolta poetica. E devo dire che sebbene si tratti di un’opera prima, non vi ho trovato solo entusiasmo, e determinazioni tipiche dell’esordio, della giovane età o di altre caratteristiche che comunque rientrerebbero in altri criteri di analisi extra-testuali, di chi insomma è alle prime armi in un mondo come quello della Poesia rischioso, rischiosissimo soprattutto se si pensa all’enorme produzione di pseudo-poesia che oggi riempie gli scaffali di molte librerie nel nostro paese. L’autrice è sulla strada giusta, quella della maturità poetica che sa cogliere l’universale nel particolare, ovvero quella capacità di saper essere nei cuori di chiunque parlando delle proprie esperienze e di rendere tutto questo entrando nel respiro del verso e nel suo ritmo. Ingenuamente (perché ancora lontana da un’autoconsapevolezza di poter divenire grande con la sua Poesia) nella sua prefazione al volume, spiega il miracolo di un sentimento che diviene per lei incanto cosmico: l’amore, quello di cui tutti parlano, da tutti vissuto e a volte perso, di cui comunque non si finirà mai di dire e di trattenere nel cuore e nei gesti. Roberta Calò è in grado di trascinare il lettore in un turbinio di versi caldi, a volte “very hot”, a volte delicati come le nuvole, ma gravidi tutti di inarrestabile furore, e gemito che toglie il respiro. Sono d’accordo con quanto scrive Lino Patruno della giovane autrice dicendo che la sua scrittura è perennemente oscillante “fra torrido erotismo e ingenuo candore”. Ed ecco allora che Roberta Calò ci farà immergere in tracciati di pelle e gola, sudore, sesso, e sentimento, tra il senso dell’oblio e la ricerca di un’identità corporea, sciolta e ricomposta incessantemente dalla parola, quasi in un’estasi orgasmica che brucia gli attimi. Un lavoro che si lascia apprezzare nel suo parlare e scrivere di amore e di morte e forse … di altre sciocchezze!
(recensione di stefano donno)


L'acqua scivola sul mio corpo
come la tua mano avanza dentro di me

e goccia dopo goccia
ci incontreremo
nell'abbraccio di un'onda

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