venerdì 27 marzo 2009

Madre di mare tratto da Pelle a Pelle di Marthia Carrozzo (LietoColle)

Madre di mare, madre di mare, sono.
Bianco lamento che d'acqua si sgrana.
Molo che sporge, che punge, ferisce.

Madre di mare, madre di mare, sono.
Cale svettanti di spuma incrostata.
Pori più attenti, che apro, che apro. Mi apro.


Madre di mare, madre di mare, sono.
Madre di figlio solcato, arruffato.
Mio capriccioso figliolo di sale.

Madre di mare, madre di mare, sono.
Solco io stessa, io scossa, io presa.
Solco riempito da figlio che spinge,
Porto trabocco di ostriche e perle,
Guizzo amaranto che ingrossa e che viene.

Madre di mare, madre di mare, sono.
Landa discinta che aspetta distesa.
Sabbia sottile che scrive la vela.
Che, già lontana, la scorge, la porta.

Madre di mare, madre di mare, sono.
Distesa azzurra di aguzzi turchesi.
Abbaglio azzurro.
Nero fondale di molli sonagli.
Rotta che insegui, che infili. Mi bevi.

Tu, palombaro, che soffi e che scavi.
Chiami alle valve d'orecchi già tesi.
Lecchi ogni lobo, ogni anfratto, ogni bocca,
a rintracciarne le vene pulsanti,
fino a sentirle, sorgive e più inquiete
bussare forte, bussare dal fondo.

Madre di mare
ti tengo, ti reggo, capace,
a rinfrancare ogni fremito d'acqua.

Madre di mare
t'asciugo la sete e le dita,
la madrevite che mischio e ricucio.

E poi riaffioro, t'inondo, più grande,
tu che del mare possiedi l'odore,
se spingi forte, più forte, più ancora,
fino a che il sangue s'è fatto di Dio.

Nessun commento: