giovedì 2 dicembre 2010

“I’M WHERE I LIVE”, un biospazio a Muro Leccese












Sono poche le zone “free” per la ricerca artistico culturale (soprattutto se penso al Salento). Come pochi sono i momenti di confronto dove poter costruire progettualità o realizzare concretamente azioni e passaggi operativi per dare forma e sostanza alle idee. Ma di uno spazio come quello che ho visto a Muro Leccese, e di cui si sente parlare da qualche tempo a questa parte, qui in “casa nostra”, nella terra del sole, del mare e del vento, non lo avrei mai minimamente immaginato. Parlo di “I’M WHERE I LIVE”, ovvero “Sono dove vivo”, un luogo vero, fisico, materico, realizzato dal fotografo e interior designer Emanuele Spano. Immaginate un unico “organismo” dove le arti per immagini dall’architettura, all’arte contemporanea, all’interior design sino alle idee più “cool” circa l’abitare trovano la loro allocazione. “I’M WHERE I LIVE”, è la transustanziazione della bottega neorinascimentale, o meglio il Rinascimento che si fa tecno/contemporaneo, tanto da venire scelta fin dalla sua fondazione come set di alcune delle campagne delle aziende più “up”del momento.

Emanuele Spano nasce nel 1978. Il suo curriculum formativo parte fondamentalmente da due esperienze di forte impattivo creativo ed emotivo: il FORMA ovvero il Centro Internazionale di Fotografia e la Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA). Emanuele Spano è visual designer, photographer, street photographer e molto, molto di più. Con l’architetto Yona Friedman, realizza per il Mart di Rovereto una casa/installazione di origami. Nel suo entourage circolano nomi “immensi” come Peter Gehrke o Eikoh Hosoe. È stato assistente/fotografo ufficiale per campagne pubblicitarie di aziende del calibro di Armani, Yamamay, Richmond. “I’M WHERE I LIVE”, questo nome evocativo che è anche un habitat di vita nasce grazie a uno spunto di della grande Marina Carrara direttrice della storica rivista CASAVIVA. Ora Emanuele Spano sta lavorando ad un progetto per immagini di “eco-visione” dove l’obiettivo cattura ombre, immagini, colori, quasi fosse senziente. Un progetto di intelligenza biologica della fotografia.


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