sabato 24 dicembre 2011

NEL SASSO PIU’ TONDO DI NADIA TAMANINI (LIETOCOLLE)






















“ciò che colpisce l’occhio del lettore è il non stare di Tamanini su una linea lirica già vista, come il non stare entro i confini di una usanza poetica. […] ciò che conta è il passo, uno dopo l’altro, di questa tenace viaggiatrice della parola, che attraversa la tradizione lirica italiana – ma sono avvertibili molti echi nordeuro­pei – per andare a crogiolarsi, a “nannarsi”, in una sua personalissi­ma poetica dello stupore. […] La poesia di Tamanini è cinematografica, il suo occhio è cinema­tografico, ma con dei tempi teatrali, più lenti, artigianali, umani. È un occhio che segue pedissequo la parola, ma anche l’inverso, a formare un lessico spesso così distante e al contempo pertinente con l’oggetto a cui si riferisce. […] L’occhio-parola di Tamanini è un occhio rivelatore di piccole abu­sate viltà, con la leggerezza del disincanto. (dalla prefazione di Anna Toscano)

LINEE - Perché girare in gonnellino//con la giacchetta pulita sfiancata// il nero che lotta contro la luce//il tacco a terra che salvi il piede?// Perché la piega del viso della gamba// la linea che non si irruvidisca?// Sempre tenersi compatti inscatolati,// da preferirsi il silenzio nessun rumore.// Io voglio portare quattro borsoni// e thermos di tè per ogni occasione,// tornare ancora all’enorme casacca// inzuppata di lana fino ad affogare// e appena intuire l’odore del prato// trovare il sole// espandermi inondare il mondo occupare// lasciare che il canto s’allarghi per strada// con altri canti una nenia soffusa//quando è di sera e per il giorno la gran sinfonia:// se gioia ridacchiare// se tedio mugugnare,// colorare sempre fuori dai margini.”


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