giovedì 8 dicembre 2011

SIMONA MUCI CONSIGLIA: Il pensare musicale indiano di Paolo Pacciolla






















Cos’è la musica? A che serve e qual è la sua origine? E poi, c’è un rapporto tra musica, scienze e filosofia? Può la musica essere uno strumento di conoscenza del mondo? Molte risposte sono state date nei tempi e nei luoghi più diversi. Solo in India, nei primi secoli dell’era cristiana, è stato formulato un sistema che si mostra tuttora valido nei suoi elementi fondamentali. La musica, nella tradizione indù, non è solo un’arte, ma una vera e propria scienza, quindi sulla teoria e la pratica di essa è stato costruito uno specifico yoga, un percorso interiore su base sperimentale. Il pensare musicale indiano esalta proprio la funzione della musica come mediatrice somma fra l’uomo e l’universo. In vicende alterne di fortuna e oblio, ovvero lungo gli incontri e gli scontri di questa arte con culture e dominazioni straniere, si dimostra come la teoria metafisica della musica si trasformi in azione e come il suo fine sia modificare l’uomo e la sua esistenza. Qui e ora. Attraverso la testimonianza di eminenti musicologi indiani contemporanei, l’intenzione del libro è mostrare le arti, e in particolare la musica, quali lenti interpretative del “reale”, private dei loro contenuti originari dai mutamenti del tempo e dalla mancanza di comprensione e piegate all’ambito dell’emozionale e del sentimentale. Paolo Pacciolla dal 1995 inizia, in India, una ricerca sulla musica classica indiana. Compone ed esegue le musiche per gli spettacoli di Sutra - Arti performative, presentati in diverse rassegne e festival in Italia e all’estero.

Suoi scritti sono apparsi sulle riviste “Melissi” (Besa) e “In Corso d’Opera” (Università degli Studi di Lecce) e negli Atti dell’XI e XII Convegno Nazionale di Studi Sanscriti, tenutisi a Milano, rispettivamente nel novembre 2002 e nel settembre 2004.

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