lunedì 17 gennaio 2011

FORME DEL DISAGIO ADULTO di Ivana Padoan (Pensa MultiMedia)













Lo spaesamento, è la metafora generazionale di una società figlia di una modernità che si è trovata in pochi decenni scaraventata nell’ipermodernità quasi senza accorgersene, travolta dalla propria trasformazione, senza opporre resistenza, anzi diventando incosciamente il vero moto propulsore della nuova realtà. Le macro analisi sulla società che le diverse concezioni della postmodernità presentano (società del rischio, modernità liquida, società dei non luoghi, dissoluzione sociale), tentano di usare le stesse chiavi concettuali per far combinare il macro cambiamento con le diverse forme di disagio delle microstrutture personali e sociali. Anche se i costrutti teorici sono spesso funzionali a forme di potere utilizzate dai decision makers della politica, dell’economia, nonché della cultura e della scienza, queste aporie teoriche mostrano di fatto, da un lato la difficoltà di riferimenti culturali e di strumenti concettuali per spiegare e comprendere situazioni vecchie e nuove, senza cadere nelle trappole epistemologiche dei modelli che si vogliono criticare; dall’altro, sottolineano i reali processi di declino, incertezza ed instabilità di scelte individuali, di rappresentazioni soggettive e sociali nella società attuale.
La forma estesa che ha assunto il disagio adulto è il dato di fatto più critico del nostro modello esistenziale. L’adulto è stato, nel corso dei secoli, per eccellenza il modello di riferimento per le future generazioni. La condizione di criticità (immaturità?) dell’adulto mette in crisi i costrutti teorici e i contesti di vita personale sociale e istituzionale dei soggetti. In questo volume si è voluto sottolineare alcuni tra i segni del disagio: cambi di paradigma dell’adultità stessa; fragilità cognitiva ed emozionale; identità e appartenenze; il vivere quotidiano; la sessualità; la differenza di genere; le malattie esistenziali; genitorialità difficile; perdita, suicidio; e soprattutto lavoro e professionalità che oscillano tra incertezza e stress; mobbing, burn-out e drop out.
Il disagio qui rappresentato è il micro-disagio delle forme di vita, in cui convive lo scollamento di ritmo, quantità e qualità dei saperi, dei valori e dei modelli tramandati, certi e organizzati e nuove situazioni di criticità. Risultato: perdita di equilibrio, di armonia e serenità, di qualità del vivere, del sapere, dell’agire, forme di patologia incluse. Come fare? Una possibile via d’uscita è far sì che attraverso la formazione, le forme di counselling, di tutorship e di accompagnamento, il soggetto e le organizzazioni, riconoscano e imparino a gestire le diverse forme di condizionamento esperienziale interne ed esterne e si riapproprino di nuove forme di relazione con l’esistenza.


Ivana Padoan, pedagogista psicologa e linguista è ricercatrice presso il Dipartimento di Filosofia e Teoria delle Scienze di Ca’ Foscari, dove insegna Epistemologia della formazione, Pedagogia Sociale, Educazione degli Adulti. Insegna inoltre alla SSIS/SOS del Veneto, alla Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Padova e dirige il Master in Comunicazione e Linguaggi non verbali: Psicomotricità Musicoterapia e Linguaggi della performance, in collaborazione con l’Università di Catania. Conduce ricerche nazionali e internazionali con Enti e istituzioni universitarie in Italia e all’estero sulla formazione personale e professionale, sulla ricerca formativa e sociale, sulle politiche dell’educazione e della formazione.

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