lunedì 21 febbraio 2011

La delinquenza giovanile in Italia. I risultati di una ricerca multicentrica a cura di Simona Traverso e Barbara Gualco (Pensa MultiMedia)














Nel tentativo di ridurre al minimo il cosiddetto “numero oscuro” dei delitti e di andare oltre i dati forniti dalle statistiche ufficiali, è sempre più frequente il ricorso ad indagini sulla delinquenza autorilevata (self-report), utilizzando strumenti quali il questionario scritto o l’intervista “faccia a faccia”. Tale metodo permette di ottenere informazioni quali le caratteristiche degli autori, delle loro famiglie, del loro ambiente, l’età di inizio del comportamento antisociale, la continuazione, l’arresto, la reazione sociale ai reati, i contatti con la polizia, ed inoltre di correlare la delinquenza con altri comportamenti o eventi (abuso di sostanze, incidenti stradali, fallimento scolastico, vittimizzazione, ecc.). Le ricerche basate sulle autoconfessioni, nelle quali gli intervistati vengono invitati a rivelare la loro eventuale partecipazione ad attività antisociali o delinquenziali, con specifico riferimento al tipo ed alla frequenza di tali attività, dimostrano che nella nostra società i reati registrati costituiscono una piccola quota di un fenomeno molto più vasto in quanto, a fronte di moltissimi individui che commettono reati, soltanto una piccola parte viene individuata e perseguita.
In questo volume vengono riportati i risultati della ricerca sulla delinquenza minorile autorilevata nel territorio italiano nell’ambito dell’International Self-Report Delinquency Study 2 (ISRD2), al quale prendono parte i più qualificati enti di ricerca europei ed extraeuropei. La presente indagine fa seguito al primo International Self-Report Delinquency Study, realizzato nel 1992 sotto l’egida del Centro di Ricerca e Documentazione del Ministero della Giustizia Olandese. Lo scopo dell’indagine è la rilevazione della frequenza e dell’andamento dei comportamenti devianti nella popolazione giovanile, dei fattori di rischio della devianza minorile e della vittimizzazione. All’indagine hanno partecipato quindici città italiane differenti per dimensioni ed aree geografiche. L’indagine si è rivolta a studenti di seconda e terza media inferiore e di prima e seconda superiore. Lo strumento utilizzato, elaborato dal gruppo internazionale, è stato il questionario scritto compilato in forma anonima. I risultati dello studio hanno evidenziato la relazione tra alcune caratteristiche dei giovani, quali l’età, il genere, il tipo di scuola frequentata, ecc. e la commissione o meno di un reato nonché la scelta di un particolare tipo di comportamento antisociale.

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